Il 14° Convegno del Gruppo di Studio di Dialisi peritoneale, in programma dal 7 al 9 febbraio presso il Centro Didattico Interdipartimentale della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, in via del Pozzo 71 a Modena, sarà un’occasione importante per fare il punto su questa particolare tecnica a trent’anni dalla sua introduzione in Italia.
“Si tratta di una dialisi alternativa a quella praticata nelle strutture ospedaliere – spiega il professor Alberto Albertazzi, direttore della Struttura complessa di Nefrologia e dialisi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, nonché componente del comitato organizzatore del convegno – E’ una tecnica che viene praticata a domicilio, ha un costo minore rispetto a quella tradizionale ed è altrettanto efficace: ha il merito di dare autonomia gestionale ai pazienti, che possono anche portarsi dietro l’apparecchiatura necessaria in caso debbano spostarsi. Consiste essenzialmente in un catetere fisso nell’addome, che viene inserito con un piccolo intervento chirurgico, collegato a due sacche”.
I pazienti che ne usufruiscono sono persone autosufficienti, oppure soggetti che possano contare sul supporto dei familiari. I malati che scelgono di servirsi di questa tecnica particolare seguono un apposito training che li mette in condizione di agire in autonomia, sia pure con l’assistenza della Struttura complessa del Policlinico. Allo stato attuale la percentuale dei pazienti in dialisi peritoneale, nella provincia di Modena, si aggira fra il 10 e il 12% dei dializzati, cioè circa 60 persone sulle 400 seguite dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria.
“Da parte nostra cerchiamo di incoraggiare il ricorso alla dialisi peritoneale, anche se la libera scelta fra la dialisi tradizionale e la peritoneale spetta sempre al paziente – aggiunge il prof. Albertazzi – Si tratta di una pratica sicura, che viene effettuata con una frequenza di quattro volte al giorno oppure in notturna, con un apparecchio che forniamo al malato. I soggetti interessati vengono una volta al mese in reparto per essere controllati”.
“Anche in questo – sottolinea il Direttore Generale dell’’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena dottor Stefano Cencetti – il Policlinico sia dimostrarsi all’avanguardia nelle cure, ma soprattutto rivela il suo impegno ad umanizzare quanto più possibile il rapporto col malato e con le loro famiglie. Non è solo un problema di contenimento dei costi, ma una vera e propria strategia di cura quella che vuole offrire al malato un contesto di terapia che sia ad un tempo familiare ed efficace, riconoscendo che tanti e più lusinghieri progressi si ottengono attraverso percorsi innovativi, capaci di superare la spedalizzazione”.