Il tema sanità è sempre al centro dell’attenzione dei cittadini dell’Area Nord, tanto che la Cgil raccoglie ogni giorno le preoccupazioni e sopratutto le aspettative legittime degli iscritti e delle persone che arrivano nelle Camere del lavoro, così come nelle numerose assemblee che in questo periodo vengono convocate per illustrare i motivi dello sciopero generale del 10 maggio prossimo indetto per la provincia di Modena.
In particolare facciamo nostre le preoccupazioni per la tenuta del sistema di welfare locale che deve rispondere sempre più a nuovi bisogni di salute. Sopratutto per questo motivo la rete locale dei servizi sanitari e l’integrazione con l’ambito sociale sono oggetto del confronto fra Organizzazioni Sindacali e Ucman già da alcuni mesi.
Un lavoro che si sviluppa all’interno della programmazione territoriale e che ha come principale strumento operativo il Piano Sociale di Zona 2017/2020.
Si tratta di un impegno complesso che coinvolge la comunità e che permette di formulare analisi e proposte da parte dei cittadini, delle famiglie e delle associazioni, assieme agli operatori coinvolti, in tutte le fasi della progettazione degli interventi.
Le difficoltà del sistema ci sono tutte e le vogliamo mettere in evidenza senza remore, ovviamente per cercare di superarle, attraverso una rinnovata azione sindacale, che da sempre si muove in un quadro nazionale di costante riduzione delle risorse economiche e di personale.
Diciamo subito che la progettazione dei servizi ha visto la nascita di quelle che chiamiamo “Case della Salute” a Finale Emilia, dove possiamo parlare effettivamente di un insieme di attività utili alla presa in carico delle cronicità, mentre per Cavezzo e Concordia non andiamo oltre la collocazione fisica in spazi comuni, di una Medicina di gruppo, formata soltanto dai medici di base.
La Cgil lavora perché si sviluppino completamente tutte le Case della Salute, a partire da Finale Emilia, dove ancora oggi mancano medici specialisti indispensabili per una risposta coerente con gli obiettivi di salute, come ad esempio l’ortopedico, il chirurgo, il fisiatra e l’otorino. Verifichiamo con favore l’aumento delle ore di diabetologia che ha consentito di arruolare oltre 500 pazienti e l’arrivo della specialistica di endocrinologia, così come sottolineiamo la professionalità dell’ambulatorio demenze.
Per arrivare a definire questo servizio come un Hub territoriale (Centro di riferimento grande), dobbiamo però vedere la nascita dell’Osco (Ospedale di Comunità) a Finale Emilia con i suoi 20 posti letto di lungo-assistenza, il personale infermieristico e terapisti della riabilitazione.
Intendiamo letti territoriali per cure intermedie che diano risposte alle persone che non possono essere assistite al domicilio per la necessità di assistenza infermieristica continuativa sotto la supervisione dei medici di famiglia. Un potenziamento più volte annunciato, di cui non abbiamo certezza sui tempi di attivazione.
E’ necessario affrontare urgentemente sempre a Finale Emilia anche il tema delle broncopneumopatie e dello scompenso cardiaco, investendo in strumentazione e personale adeguati.
Spiace invece dover riportare le lamentele che arrivano con maggiore frequenza e che riguardano l’assistenza medica sui pazienti con lesioni aperte gravi, ma anche la commistione e l’affollamento che troppo spesso si verifica nell’unico ambulatorio infermieristico dove le persone sostano per sottoporsi a vari tipi di infusione.
Ci auguriamo di veder risolto il problema del clima nei Poliambulatori che in estate mette a rischio il benessere delle persone anziane. Tutto questo purtroppo di fronte ad una assenza sostanziale di impegno da parte dell’Amministrazione comunale.
Per quanto riguarda l’annunciata nascita della Casa della Salute di Mirandola pensiamo che il progetto possa portare un notevole valore aggiunto, se integrandosi adeguatamente con le funzioni ospedaliere, farà nascere un altro servizio di Hub territoriale.
Funzioni ospedaliere che vanno ulteriormente qualificate sia per quanto riguarda i posti letto di ostetricia sia per le medicine interne e in particolare per la cardiologia.
Inoltre vediamo favorevolmente l’attivazione dei percorsi assistenziali e di sostegno alla maternità attivati presso il Consultorio Familiare di Mirandola, ma auspichiamo anche un Consultorio Familiare nel quale si preveda un progetto di presa in carico della donna nell’età meno pausale o post-meno pausale in primo luogo per le tematiche riguardanti la sintomatologia emergente,attivando percorsi di cura, riabilitazione e prevenzione.
Più in generale al territorio dell’Area Nord serve subito un Puass (Punto Unico Assistenza Socio Sanitaria) efficiente, cioè una risposta organizzativa in grado di rispondere ai bisogni delle famiglie, determinando al momento del ricovero, il percorso migliore per seguire i pazienti dopo la dimissione.
Non mancano neppure le richieste dei cittadini di un Ambulatorio Infermieristico a Mirandola che risponda ai bisogni di trasfusioni o anche solo di terapie intramuscolari.
Inoltre la rete delle cure palliative all’interno delle Case di Riposo, resta un grosso problema perché il suo mancato sviluppo, lascia nella inutile sofferenza molte persone e questo per quanto ci riguarda è francamente inaccettabile.
Come in molte parti della provincia le liste d’attesa rappresentano un tasto dolente e la mobilità passiva verso il mantovano o il ferrarese sono ancora un fenomeno davvero troppo rilevante. Così si generano costi alti e disuguaglianze per i nostri iscritti, sempre più spesso spinti a rivolgersi a strutture private.
L’accesso diretto dei prelievi nei casi di urgenza, dovrebbe diventare una risposta strutturata per tutta la bassa. L’assistenza infermieristica domiciliare che fra l’altro esprime un ottimo livello professionale, deve essere decisamente potenziata per andare incontro a quei bisogni che altrimenti restano in lunga attesa.
Infine torniamo a chiedere l’attivazione di posti di sollievo presso le strutture protette per anziani che servono per tamponare le necessità di famiglie fragili e di cui oggi siamo praticamente sprovvisti.
In dirittura d’arrivo dovrebbe esserci pure l’ambulatorio di angiologia a Mirandola che sarà, speriamo al più presto, punto di riferimento per consulenze ospedaliere e del territorio. Fra le tante scommesse vinte dopo il sisma del 2012, quella della sanità, che nel frattempo ha cambiato radicalmente i modelli assistenziali e sta tutt’ora modificandosi nel suo intreccio con il sociale, fatica a trovare un assetto definitivo.
Come Sindacato non pensiamo soltanto alla difesa dei posti letto ma chiediamo politiche per la promozione della salute, politiche per promuovere l’autonomia delle persone, di efficientamento dei servizi, miglioramento dell’accesso e dei percorsi di cura a tutti i livelli.
Al tavolo tutt’ora aperto con la Conferenza Socio Sanitaria Territoriale, come è noto, spetta il compito di riorganizzare la rete ospedaliera e territoriale integrata per garantire l’equità in tutti questi ambiti, mentre in sede locale l’impegno della Cgil è costantemente rivolto a garantire la funzionalità dei servizi, aumentando la loro qualità e quantità.
Noi siamo convinti che il confronto con le Organizzazioni Sindacali sia decisivo per raggiungere gli obiettivi di salute necessari al nostro territorio, ben sapendo che la credibilità delle Istituzioni passa attraverso i Servizi messi a disposizione della collettività.
(Massimo Tassinari coordinatore Cgil Area Nord)