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“Un’Italia che non conosco”, domani incontro al campo Sinti del Quartiere Savena a Bologna

Martedì 21 maggio alle 15, nell’Area Sosta Sinti del Quartiere Savena di via Giuseppe Dozza 18, si terrà la tavola rotonda “Un’Italia che non conosco: salute, lavoro, casa”, per parlare di salute, lavoro e casa. E per parlarne dentro ad un campi sinti, con persone che vivono nel campo e con persone che, con diversi ruoli e in diverse città, si occupano di rom e sinti.

Interverranno: Amelia Frascaroli,assessore ai Servizi Sociali; Monica Brandoli del dipartimento Benessere di Comunità, settore Servizi Sociali del Comune; Elena Cavicchi, cooperativa sociale “La Piccola Carovana”; Luciano Serio, cooperativa sociale “Società Dolce”; Sara Montipò ed Elisa Isola, cooperativa sociale “Centro Accoglienza La Rupe”; Luigi Chiesi, mediatore interculturale sinto; Antonella Gandolfi, responsabile Area Adulti e Immigrazione ASC Insieme, Casalecchio; Carlo Strasolla, Associazione 21 luglio, Roma.

Invitati: tutti i ragazzi, le famiglie e gli operatori che hanno reso possibile il progetto.

La tavola rotonda è organizzata dal progetto europeo SRAP – Addictionprevention within Roma and Sinti communities cofinanziato dal programma comunitario Salute Pubblica 2008-2013. In tre anni di lavoro a Bologna e in altri 6 paesi europei, SRAP ha realizzato diverse attività con persone rom e sinti per prevenire l’uso e l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti.

Con SRAP sono stati fatti una ricerca azione sulle modalità di consumo e l’approccio alle sostanze, attività per il potenziamento delle life skill e della capacità di prevenzione dei ragazzi sinti, formazione per operatori sanitari, corsi di formazione per operatori pari, incontri nei campi, con famiglie rom e con stakeholder. Il lavoro di Bologna è stato condiviso e valutato da partner europei, per trovare indicazioni comuni di lavoro. SRAP si concluderà a luglio 2013 con la condivisione di buone pratiche a livello europeo per un miglioramento dei servizi socio-sanitari, e un miglioramento nelle modalità di accesso ad essi, per rom e sinti e la definizione di una metodologia di prevenzione specifica per ragazzi rom e sinti.

L’iniziativa è inserita nella sesta edizione del Festival “Porte Aperte”, progetto sulle fragilità metropolitane durante il quale, fino al 26 maggio le strutture d’accoglienza per il disagio sociale diventano luoghi di incontro, interazione, comunicazione e cultura per tutta la città.

Il Festival è realizzato dall’associazione Naufragi con il patrocinio di Comune di Bologna, Provincia di Bologna, Regione Emilia Romagna.

Il tema di quest’anno è il Lavoro, investigato come nuove opportunità di inventare, modalità altre di fare, di ideare format alternativi che abbiano lo scopo di uscire allo scoperto ed andare oltre la crisi. Porte Aperte non parla del tempo d’una volta, sicuro, che non c’è più. Racconta qualcosa che non intendiamo più aspettare come una ricetta preconfezionata che altri, i “grandi”, ci forniscono. Narra di una strada che conduce ad una ricerca creativa ma responsabile di nuove ed alternative forme di lavoro. Un lavoro che permetta a tutti di vivere e realizzare sogni e coltivare speranze, di occupare il tempo in maniera dignitosa e costruttiva.

Porte Aperte vuole essere momento per rimettere al centro i margini. Attraverso lo sguardo e le parole di chi li vive ogni giorno rileggiamo l’immagine di queste “terre di mezzo”, rimosse dal racconto della città pubblica. Il fuori s’incontra con il dentro, il basso interroga l’alto, in un confronto inedito e stimolante, in un percorso culturale che parte dalla strada, dal faticoso cammino quotidiano.

Aprire le porte per mettersi in gioco in maniera propositiva attraverso dibattiti, mostre e spettacoli, per costruire un “ponte” ideale e reale tra il dentro e il fuori, tra i margini e il centro, tra la fragilità e la solidità e poter immaginare una comunità responsabile e solidale.

Porte Aperte non è solo un evento ma un cammino che ogni anno si rinsalda, con la città e tutti i suoi abitanti, e dal quale si attivano percorsi sistematici e virtuosi affinché le aperture diventino processi di conoscenza, di solidarietà e di non-esclusione.

Così, dormitori, residenze per immigrati, strutture per l’accoglienza madre-bambino e per persone con disabilità diventano, da sabato 18 maggio a domenica 26 maggio, luoghi di scambio, contaminazione, incontro, occasioni e momenti si crescita e sviluppo per la comunità, il territorio e chi ci vive.

 

















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