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Messaggio del Sindaco di Castelnovo Monti, Ferrari in occasione dell’avvio dell’anno scolastico

Con l’avvio dell’anno scolastico si rinnova quella che ormai è diventata una tradizione: il messaggio di Emanuele Ferrari, Sindaco e detentore della delega alla scuola, agli studenti in occasione dell’avvio dell’Anno scolastico.

Scrive Ferrari: “Scuola: istruzioni per l’uso. Seconda puntata: rispettare, abitare il tempo.
Siamo stati quattro giorni a guardare l’oceano. Di fronte, di fianco e dall’alto. Ci siamo bagnati i piedi. Abbiamo ascoltato il fragore delle onde la notte. Guardato quasi ipnotizzati gli spruzzi altissimi che facevano, scontrandosi a riva di quella spiaggia sconfinata. Poi l’ultima sera abbiamo aspettato il tramonto. In quello spazio gran de, a perdita d’occhio c’era però un punto da fissare, meglio da tenere d’occhio. Il sole che scendeva sull’orizzonte. Si distendeva sul margine più lontano dell’acqua. Poi d’un tratto, in pochissimi secondi il sole è scomparso dentro l’oceano. Quello spazio grande racchiuso in un tempo piccolo, quasi impalpabile. Prima c’era. Ora non c’è. Dall’imperfetto al tempo presente, in un attimo. Meglio dall’imperfetto all’assente.
Nei giorni dopo, quando diverse volte mi hai ricordato che dovevo scrivere il mio messaggio in bottiglia, le mie istruzioni per l’uso, ho ripensato spesso a quel tramonto. Un attimo racchiuso in un Grande Spazio, sconfinato.
Mi è venuto da pensare che riprendere la scuola è iniziare di nuovo a rispettare, e poi soprattutto abitare il tempo.
Abitare il tempo. L’avevo già scritto nelle istruzioni dell’anno scorso. Riprendo quel filo, ma inizio dal rispetto. Già perché quando si torna a scuola cambia il tempo. Dalla vacanza, dalla disponibilità di un tempo quasi senza tempo, dentro a un Grande Spazio, dove i giorni si perdono, a volte confondendosi con le notti, si passa a svegliarci presto, rincorrere i minuti. La sveglia che suona ti ricorda che sei già in ritardo. La scuola è il luogo del tempo organizzato. Degli orari, delle scansioni, delle scadenze. Potrei dire che anche la vita è così. È quel tempo qui. A scuola addirittura c’è ancora la campanella che ce lo dice. Fuori, in un tempo altro c’erano le campane. Oggi ciascuno ha il suo orologio, o meglio il crono-grafo, dove il tempo viene scritto. Magari integrato col cellulare, Piccolo Spazio che contiene e dilata il Mondo. Ma sempre sottoposto alla tirannia del tempo.
Torniamo a scuola: può sembrare ossimorico. Dovrebbe infatti essere il posto dove si apprende a vivere il tempo in pienezza, ma spesso ci sembra soltanto il labirinto dove il tempo viene trascritto, non più alla mano, ma messo su carta e senza che più nessuno riesca o possa leggerlo, abitarlo appunto. Lo sanno bene gli insegnanti, che negli ultimi anni si consumano dietro enormi pile di documenti/adempimenti scritti, che pochissimi, quasi nessuno si dà e si dona il tempo di leggere. Idoli depositati ai piedi del dio Crono, quello che nella mitologia greca ingoia i propri figli.
Ma forse c’è una via d’uscita. Sperimentare Crono, correre il rischio di farsi consumare dal tempo del calcolo, dalla forma più esteriore del tempo (il tempo della misura più che la misura del tempo), è la premessa per poter fare un salto, perché un altro tempo si apra. Ce lo insegna il tramonto sul mare.
Ma quello dopo.
Prima c’è il rispetto. Anche dell’orologio, di lancette che corrono. Rispetto viene da re-specto, che potremmo tradurre con “scrutare di nuovo”. Crono è dunque uno specchio. Ci siamo noi dentro. La scuola è il posto dove possiamo riconoscerci. E quindi rispettarci e rispettare. Ogni minuto che passa diventa occasione per un rispecchiamento, per guardarci dentro. Ogni apprendimento è anche questo rispecchiarsi. Rimandare luce.
La luce. Quella del sole che accade nel mare. Che si accende prima di scomparire. La forma prima della sapienza greca era questo gesto: gettare luce nel buio. Ma quanto dura? Non può che durare un attimo. O meglio un istante. Il tempo di quell’istante che raccoglie tutta la luce i greci lo chiamavano Kairòs. Il tempo del rispetto si apre su questa eternità brevissima e meravigliosa. Nel Grande Spazio appare un tempo che non si può contare e calcolare. La scuola è soprattutto questo: il posto dove dal tempo organizzato posso transitare e scoprire il momento opportuno, l’attimo fuggente, la vibrazione unica nel tessuto dell’esistenza che la rende degna di essere vissuta, sensata: cioè con una direzione, anzi meglio una destinazione, anzi ancora meglio un destino. Dove tutto scompare è anche l’istante dove tutto brilla di più. Quella luce dura anche dopo, che avanza il buio, diventa ricordo, attimo di felicità raggiunta direbbe qualcuno. Eterno ritorno.
Arrivo così all’unica istruzione per l’uso di quest’anno: studentesse e studenti, insegnanti, ma anche dirigenti, personale scolastico tutto, genitori, nonni e nonne, cittadine e cittadini, fate caso agli attimi fuggenti, ai tramonti inattesi sull’oceano, dove ogni cosa è illuminata. Fateci caso, segnateveli, scriveteli su qualche foglio, come ho fatto io. Ve ne lascio qualcuno come esempio:
Quando ti ho chiesto di prenderti per mano
Quando ho lasciato la bicicletta di mia figlia e lei è partita da sola e ho capito che aveva imparato                                                                                                              Quando guardo mio fratello giocare con i suoi bimbi
Quando rileggo per l’ennesima volta La bufera di Montale e dopo mi addormento
Quando mia madre mi faceva la camomilla perché ero ammalato
Quando taglio il pane e sento mia nonna che canta
Quando mi accorgo che i peperoncini sono maturi
Quando il volto di mio padre si riempie di luce appena mi vede
Quando ti ho indicato il mare di paglia, ma era soltanto il Tago
Quando sento risuonare l’Infinito di Leopardi nella mia voce e i miei studenti restano a bocca aperta
Quando leggevamo le Cartografie del silenzio sulla nostra panchina, sopra le vigne
Quando arriva il vento che riempie tutto, e dopo il silenzio, che lo svuota

Ps
Se vi va, mandatemeli, questi vostri incontri con Kaiòss, vi lascio la mia mail, sono io così  questa volta che chiedo di mandarmi il vostro messaggio in bottiglia: sindaco@comune.castelnovo-nemonti.re.it
A presto”.

















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