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Artemisia contro gli stupri di Hamas

Sono passati più di due mesi dal brutale attacco di Hamas nei confronti della popolazione
civile israeliana al confine con la Striscia di Gaza. L’aggressione terroristica che ha sorpreso
inermi, perché senza sospetto e senza timore di un attacco così devastante, le forze che
inutilmente presidiavano il confine, intere famiglie dai vecchi ai bambini all’interno delle loro abitazioni nei kibbutz, e centinaia di giovani che si stavano divertendo ad un rave party
intitolato alla pace, ha fatto oltre mille vittime, uccise nell’immediatezza dell’attacco e
centinaia di ostaggi, più della metà dei quali sono ancora in mano ad Hamas che li usa come merce di scambio all’interno di sempre più improbabili trattative con Israele.

L’enormità dell’agguato è subito apparsa chiara, per il numero e le caratteristiche delle
persone coinvolte e per le brutali modalità di esecuzione, tuttavia solo nei giorni successivi
si è appreso che una costante non isolata e incidentale ma programmata dell’attacco degli
uomini di Hamas sono stati gli stupri e le violenze sistematiche nei confronti delle donne
israeliane di ogni età, contro cui hanno infierito con intenzionalità e sadismo.
Questa affermazione non è il frutto di illazioni o dell’appiattimento sulla propaganda
israeliana tesa a giustificare la durissima reazione contro Hamas che coinvolge il territorio
e l’intera popolazione palestinese della Striscia di Gaza ma derivano dalla conoscenza dei
fatti che gli stessi terroristi hanno rivendicato, vantandosene ed esaltandosi per essi,
diffondendo le immagini di stupri e violenze inaudite di ogni genere con il sigillo della verità
oggettiva, ripresa in soggettiva dalle loro stesse body-cam.
Dai filmati diffusi in rete dagli autori e che hanno superato il vaglio del fact-checking,
emergono brutalità inenarrabili ai danni di donne di ogni età sottoposte a stupri multipli fino
alla morte e addirittura oltre la morte.
Gli stupri dei maschi combattenti contro le donne del nemico sono purtroppo una costante
delle guerre e riflettono una inaccettabile idea “proprietaria” e subordinata delle donne come prolungamento del nemico stesso.
Nella visione distorta di questi guerrieri dell’età della pietra, la guerra è roba da uomini di cui le donne rappresentano la manifestazione più debole e più facilmente attaccabile. Le donne non hanno valore in sé, ma si caricano del valore che deriva dalla loro relazione con il nemico.
L’aggressione sessuale ai loro danni conferma il disprezzo nei confronti della loro umanità
spersonalizzata che deriva da un secolare portato culturale che purtroppo ancora resiste ad
ogni progresso di civiltà, e nello stesso tempi irride all’impotenza dei loro uomini che non
sono stati capaci di difenderle.
Il fatto che di fronte ad enormità di questo tipo si sia assistito alla reticenza, ai limiti della
rimozione, di tante, troppe donne e delle istituzioni che le rappresentano di fronte alla
necessità di chiamare i fatti con il loro nome e di condannarli come indegni, senza se e
senza ma, rappresenta una pagina oscura di un femminismo ancora irrisolto e non ben
chiaro a se stesso.
Gli stupri e le violenze contro le donne sono un orrore da denunciare e da condannare
sempre, da parte di chiunque siano commessi ai danni di ogni donna e di tutte le donne.
Non esistono donne e vittime di serie A e altre di serie B.
Le donne che già sono vittime spesso, della politica dei loro governi e della storia che sono
costrette loro malgrado a vivere, non possono mai essere considerate corresponsabili degli
stupri ai loro danni ed è terribile che non trovino sempre la solidarietà delle altre donne, di
tutte le donne, e la condanna perentoria delle violenze da parte di maschi aggressori.
Pensare che fatti come quelli accaduti il 7 ottobre scorso ai danni delle donne israeliane
possano essere sottoposti ad una lettura di tipo politico e perciò relativizzati, è essa stessa
una forma di violenza e di inciviltà, tanto più grave quando a macchiarsene siano altre
donne.
Per noi donne del Circolo culturale Artemisia è fondamentale ristabilire questa verità e da
qui partire per condannare la condizione in cui la reazione di Israele ha precipitato la
popolazione palestinese, di cui le donne e i bambini sono le vittime più deboli e numerose.

Circolo Culturale “Artemisia Gentileschi” APS
















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