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Minori stranieri, il Sindaco: “Modena non ce la fa più”

Impossibile accogliere altri giovani non accompagnati, esauriti i posti disponibili. Muzzarelli scrive al ministro Piantedosi

“Non siamo più disponibili a riattivare soluzioni che non tutelano nessuno, né i minori né il personale né l’Amministrazione comunale, in considerazione del fatto che sul fenomeno migratorio la responsabilità non può gravare solo sugli enti territoriali”. Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli è perentorio nel descrivere in una nuova lettera al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi l’impossibilità per il Comune a far fronte al flusso incessante e imprevedibile di arrivi sul territorio di minori stranieri non accompagnati.

Il problema era stato affrontato nei giorni scorsi anche con il prefetto Valerio Valenti, Capo Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, e ha caratteristiche strutturali, con i posti disponibili per l’accoglienza che hanno ormai raggiunto la saturazione: gli arrivi delle ultime ore peggiorano ulteriormente la situazione e non sarà più possibile far fronte a tutte le richieste.
“Tale difficile decisione – aggiunge Muzzarelli nella lettera – è dovuta all’esigenza di garantire la sostenibilità del sistema, la coesione sociale e il buon esito dei percorsi realizzati da quasi tutti i nostri ragazzi in accoglienza”.
Sarà garantita comunque – viene spiegato – l’accoglienza di minori sotto i 16 anni o di minori che presentano fragilità, sulla base di attenta valutazione da parte degli operatori del Pris, il servizio di Pronto intervento sociale. “L’accoglienza degli altri minori – è esplicitato – rimarrà inevitabilmente subordinata alla disponibilità di posti. Non saranno, inoltre, collocati minori che già avevano assegnato un posto in comunità educativa ad altre città, fatti salvi i casi di particolare gravità”.
Nella lettera si riepilogano i dati condivisi nei giorni scorsi in un incontro del Comune con i diversi gestori delle comunità minori: Caleidos cooperativa sociale onlus, Consorzio gruppo Ceis cooperativa sociale e Fondazione San Filippo Neri. Dall’estate del 2021 le istituzioni modenesi (Prefettura e Comune) stanno gestendo un ingente flusso di minori stranieri non accompagnati che negli ultimi mesi è progressivamente aumentato “snaturando il sistema d’accoglienza”. A fronte dei 454 minori gestiti nel 2022, quest’anno si è già arrivati ad accogliere 440 ragazzi (tra gennaio e agosto) e la durata del percorso oggi è spesso maggiore: più ragazzi sotto i 16 anni, quindi con procedure più lunghe, e difficoltà in generale ad attivare l’affido familiare ai parenti presenti in Italia.
In aggiunta ai 60 posti Sai, il Comune ha autorizzato in via temporanea e urgente altre strutture, in accordo con Ministero e Prefettura, per 36 posti; è stata rivista la filiera della pronta accoglienza per garantire una recettività più adeguata al ritmo degli arrivi ed è stata autorizzata una nuova comunità di pronta accoglienza con una capacità ricettiva di 30 posti. Ma, purtroppo, “anche queste soluzioni, immaginate per altri obiettivi, sono giunte a saturazione”.
In comunità di accoglienza fuori dal territorio comunale sono stati collocati circa 50 minori portando il numero di posti presso comunità autorizzate a 220, a fronte dei 60 posti Sai.
Tra luglio e agosto, con circa 90 minori arrivati spontaneamente a Modena, in aggiunta a quelli trasferiti dal Ministero dopo gli sbarchi, è stato necessario attivare strutture alberghiere per oltre 30 posti. Ma questa soluzione, “nonostante l’impegno dell’Amministrazione e dei gestori, non è adeguata a garantire né la minima tutela né tantomeno processi di reale integrazione”.

POCHI I POSTI SAI PER L’ACCOGLIENZA

Nella lettera a Piantedosi si sottolinea l’assenza di una regia nazionale per un corretto riparto dei flussi. Hub regionale? Inefficace senza posti sul territorio

Sono diversi i percorsi di arrivo di minori stranieri non accompagnati sul territorio comunale. Alcuni arrivano autonomamente, altri dai luoghi di sbarco o dalla rotta balcanica oppure a seguito di allontanamento dalle comunità dove sono stati precedentemente collocati in conseguenza dei riparti ministeriali, spesso in assenza “di una regia nazionale che possa garantire un corretto e programmato riparto dei flussi”, spiega il sindaco Gian Carlo Muzzarelli nella lettera inviata al ministro Piantedosi.

“Questa frammentazione circa gli arrivi – sottolinea il sindaco – rende difficile garantire ai minori l’esigibilità dei loro diritti e il rispetto dei doveri che devono essere ben definiti per una reale e positiva integrazione nelle comunità locali”.

Nella lettera, alla luce dei dati estremamente critici, si richiede al Ministero e al Governo “una riflessione urgente su alcune priorità imprescindibili per la sostenibilità e l’efficacia dell’accoglienza nella città di Modena”.

Rispetto al sistema si afferma che è necessario provare a garantire un governo unitario dei flussi e dotarsi di un numero di posti sufficienti ed equamente distribuiti per garantire non solo le prime accoglienze ma anche le seconde, attraverso il modello Sai che oggi ha posti insufficienti a livello nazionale (meno di 7 mila per un fabbisogno almeno triplo). “Non emerge – afferma Muzzarelli – una reale volontà del Governo di gestire i flussi di accoglienza tenendo conto di tutti i percorsi di arrivo”, mentre rispetto all’ipotesi di hub regionale di prima accoglienza il sindaco osserva: “È funzionale a decongestionare i luoghi di sbarco, ma risulta inefficace se non si lavora su un numero di posti strutturati sul territorio per gestire la seconda accoglienza”.

Nella lettera, poi, si esprime preoccupazione per il fenomeno dei minori “che minori non sono e che entrano comunque nel sistema di accoglienza” creando un’inevitabile promiscuità nella coabitazione con ragazzi più giovani. Inoltre, un altro profilo di criticità è rappresentato dalla minoranza di soggetti che assume condotte devianti e aggressive sia nei confronti degli educatori sia degli altri minori accolti. “Le comunità di accoglienza – spiega Muzzarelli – in questi frangenti sono impotenti e senza strumenti a disposizione per arginare e gestire simili comportamenti che restano senza conseguenze, almeno nell’immediato, da parte dell’ordinamento giudiziario: è necessario garantire norme e regole per assicurare la convivenza e contenere i comportamenti violenti”.

Nella lettera si ribadisce che Comune di Modena e i soggetti gestori credono fortemente in un’accoglienza basata sulla conoscenza reciproca delle persone e sul rispetto delle regole di comunità, come mezzo per garantire una reale integrazione. Con questi numeri, però, non è possibile lavorare e dare senso a progetti di vita dei ragazzi, osserva Muzzarelli. La prospettiva deve essere quella di diventare cittadini e risorse per la comunità, anche grazie ai progetti per la formazione sviluppati con la Regione Emilia-Romagna.

I 30 posti di accoglienza in albergo verranno convertiti presso strutture educative, raggiungendo i 250 posti sul territorio, ma l’esperienza in albergo non verrà portata avanti: non agevola l’instaurarsi di relazioni positive tra i ragazzi e gli operatori, fondamentali per un efficace processo educativo, e non consente ai minori di intraprendere un idoneo progetto di integrazione; il ruolo di educatori, inoltre, viene svilito in attività di vigilanza e soddisfacimento dei bisogni primari o poco più, così da rendere difficoltoso anche il reperimento del personale adeguatamente formato da parte dei soggetti gestori.

La lettera si conclude ribadendo l’impegno per definire, all’interno del progetto Fami, specifici protocolli per il procedimento di accertamento dell’età, anche attraverso la costruzione di nuove prassi da definire in accordo con la Questura già in sede di fotosegnalamento, e per quanto riguarda i minori con condotte devianti ci si impegna “a interloquire con le Forze dell’ordine per costruire misure di contenimento delle condotte al fine di non ledere i percorsi degli altri minori accolti e per garantire l’incolumità e l’autorevolezza degli educatori delle comunità”.

 

















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