giovedì, 12 Dicembre 2024
16.1 C
Comune di Sassuolo
HomeReggio EmiliaMedicina Trasfusionale, uno studio mostra l’importanza dell’approccio multidisciplinare nella gestione del sangue...





Medicina Trasfusionale, uno studio mostra l’importanza dell’approccio multidisciplinare nella gestione del sangue dei pazienti oncologici

Un approccio multidisciplinare è fondamentale nella gestione del sangue dei pazienti di tipo oncologico. Lo dimostra uno studio condotto dal Laboratorio di Biochimica e Metabolomica della Medicina Trasfusionale dell’Azienda Usl IRCCS di Reggio Emilia diretta dal dottor Roberto Baricchi i cui risultati sono stati di recente pubblicati sulla rivista “Blood transfusion”. L’articolo mette in evidenza i benefici sui pazienti oncologici del Patient blood management (PBM) un metodo multidisciplinare che pone al centro la salute e la sicurezza del paziente per migliorare gli esiti clinici attraverso una gestione appropriata del sangue del paziente stesso, evitando ove possibile, il ricorso alle trasfusioni.

Lo studio è stato condotto in collaborazione con il reparto di Terapia Semi-Intensiva Post Operatoria (SIPO) dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. L’obiettivo era valutare se la graduale introduzione di un programma di PBM avesse o meno un effetto sull’appropriatezza della terapia trasfusionale post-operatoria nei pazienti oncologici. A tal fine, i ricercatori hanno strutturato il programma in due step: nel primo è stata fatta formazione specifica sui principi della PBM al personale medico e infermieristico in servizio nella SIPO. Nel secondo è stato applicato al dito del paziente un sensore per il monitoraggio in continuo dell’emoglobina. Sono stati reclutati per lo studio in totale 600 pazienti oncologici: 200 per l’audit in fase iniziale quando il programma PBM non era ancora stato iniziato, 200 dopo il primo step e 200 dopo il secondo.

I risultati hanno rivelato che in assenza di interventi di PBM le trasfusioni erano appropriate in poco meno del 50% dei casi, come si evince anche dai dati a disposizione nella letteratura internazionale. Tale percentuale è salita al 75% dopo la formazione sul programma di PBM ed è salita ulteriormente al 79% dopo l’introduzione del sensore al letto del paziente.

“Lo studio dimostra che l’approccio PBM è uno strumento efficace per aumentare l’appropriatezza trasfusionale nei pazienti oncologici, per i quali la trasfusione comporta rischi aggiuntivi ed è ormai considerata un fattore prognostico negativo – spiega Baricchi, Direttore della Medicina Trasfusionale –. La corretta gestione dell’anemia, tuttavia, è un obiettivo che la nostra Azienda si pone non solo per i pazienti oncologici, ma per tutti coloro che devono essere sottoposti a interventi chirurgici particolarmente complessi e che hanno, di conseguenza, un alto rischio di dover subire una trasfusione di sangue”.

Dal 2016 è attivo a Reggio un ambulatorio di consulenze trasfusionali preoperatorie che valuta le strategie PBM da applicare nei singoli casi. A oggi le attività PBM del Santa Maria Nuova non si limitano solo al post-operatorio, ma coinvolgono anche l’intra – e il pre-operatorio di tutti i pazienti che devono essere sottoposti a interventi particolarmente invasivi. Negli anni, il progressivo inserimento di programmi di PBM ha consentito una riduzione significativa del numero di emocomponenti trasfusi in ambito chirurgico, consentendo un significativo incremento della appropriatezza trasfusionale e anche un risparmio economico per l’Azienda.

 

IL TEAM

All’interno della Medicina Trasfusionale è attivo dal 2016 il Laboratorio di Biochimica e Metabolomica, coordinato da Thelma Pertinhez, professore Associato in Biochimica Clinica all’Università di Parma. Il team del laboratorio sviluppa attività di ricerca in ambito di medicina trasfusionale, medicina riparativa e biochimica dei tumori e conta oggi, oltre alla coordinatrice, due ricercatrici senior, un post-doc e due borsisti. La squadra si occupa di ricerca clinica, pre-clinica e traslazionale, con l’obiettivo di trasferire, in tempi brevi, i dati sperimentali dal laboratorio alla pratica clinica: “from bench to bed side”. È un gruppo con competenze multidisciplinari che si avvale di expertise tecnico avanzate. Collabora con numerosi reparti all’interno dell’AUSL-IRCCS, con Centri Trasfusionali della Regione e con alcune Università Italiane.

***

In foto da sinistra Roberto Baricchi (direttore di struttura); Erminia Di Bartolomeo; Alessandro Bonini; Eleonora Quartieri, Lucia Merolle, Chiara Marraccini; Davide Schiroli; Giuseppe Molinari; Thelma Pertinhez (coordinatrice del Laboratorio); Stefano Pulcini

















Ultime notizie