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Tomei, presidente UPI regionale, a proposito delle recente dibattito sulle Province

“La nostra non è una battaglia per un ritorno alle Province del passato. Serve invece una nuova riforma istituzionale per superare la Legge Delrio del 2014 e la legge regionale di applicazione, alla luce del  referendum del 4 dicembre che vede le Province, a tutti gli effetti, istituzioni costitutive della Repubblica”

Lo afferma Gian Domenico Tomei, presidente dell’UPI regionale, a proposito delle recente dibattito che si è acceso a livello nazionale sul futuro delle Province.

“E’ singolare – aggiunge Tomei – parlare di “poltronificio” come ha fatto il vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio, che torna costantemente sull’abolizione delle Province, quando il Movimento 5 Stelle ha votato NO al referendum, accettando pertanto gli esiti successivi: le Province esistono e rimangono in Costituzione.

Per Tomei, la riforma Delrio, “per quanto impegnata nel tentativo di abbattimento dei costi della politica e finalizzata ad individuare un nuovo modello di ente di area vasta, non è riuscita nell’intento ed è stata superata dagli eventi che ne sono conseguiti”.

La Provincia deve diventare sempre più un ente locale rappresentativo della propria comunità territoriale, dotata di autonomia organizzativa e finanziaria, con un ruolo di governo di area vasta e di coordinamento e di assistenza ai Comuni del proprio territorio, a garanzia di adeguati livelli di semplificazione amministrativa.

Come ha sottolineato da Papa Bergoglio, ricevendo il 27 aprile scorso i presidenti delle Province, le Province possono contribuire a sostenere i bisogni delle comunità locali, garantire una maggiore sicurezza nelle scuole e uno sviluppo sostenibile.

Pertanto – conclude Tomei “alla revisione dell’ordinamento delle Province dovrà corrispondere una nuova stagione all’insegna del decentramento nell’ambito di un riordino organico della legislazione regionale. Per questo parlare ora di elezione diretta degli organi di governo delle Province risulta fuorviante. Occorre prima individuare un nuovo impianto istituzionale più snello, più efficiente e vicino ai cittadini, più equilibrato nel rapporto tra Stato e enti locali, superando un nuovo centralismo di cui non abbiamo bisogno ma che sta prendendo sempre più piede. E’ ora quindi di correggere una riforma che non ha creato risparmi, ha tolto efficacia alle azioni sul territorio, tema, questo, di carattere trasversale, dove la polemica politica non deve trovare spazio perché la garanzia dei servizi e il bene dei cittadini devono prevalere su ogni altro interesse”.

















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