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‘Reggionarra 2017’: giovedì all’Auditorium Credem il cunto di Mimmo Cuticchio

L’arte del cunto è questione di memoria, ritmo e invenzione. Qualità che Mimmo Cuticchio possiede al massimo grado. Puparo per trasmissione paterna, operante assoluto dell’Opra di disciplina palermitana tramanda il patrimonio romanzesco, dai poemi medioevali francesi ai rifacimenti italiani, elaborando ibridazioni impensate. Mimmo Cuticchio sarà giovedì 18 maggio, ore 21.00 Auditorium del Credem, via Emilia San Pietro, nell’ambito di Reggionarra 2017.

Il cunto racconta le audaci imprese di cavalieri e principi, gli amori e l’arme, l’eroismo e la viltà, per alludere, con sotterranea critica, agli eventi del nostro tempo.
Il cunto si fa con la spada. È cosa diversa dal cantastorie di cronache con chitarra e cartelli. Serve fendenti in aria e batte il ritmo. Con questo modo orale di percussione, respiro e mimica del viso, Cuticchio scandisce il racconto in imprevedibili successioni di peripezie. Intreccia una serie di rispondenze, sospensioni, riprese, in un sistema di incastri, senza mai dare l’impressione di un vortice causale degli eventi.

Con voce tonante o carezzevole, aspra o struggente, disossa il dire dalla retorica della declamazione e dell’andamento cantilenante, e abbraccia la via in cui il racconto epico-cavalleresco gioca con i volumi, articola le variazioni tonali della voce e diventa corpo sonoro. Alza e abbassa continuamente il livello generale del cunto, per poi impennare in incalzanti e sincopati climax drammatici.

In collaborazione con Corso di perfezionamento sul teatro di animazione in ambito educativo sociale e di ausilio alla cura.

Età consigliata: dai 15 anni

Biglietti online in vendita su www.reggionarra.it e su www.iteatri.re.it

Mimmo Cuticchio (Gela, 1948) è il più noto oprante, cuntastorie del nostro tempo, erede e innovatore della_ tradizione siciliana del teatro dell’Opera dei pupi. Figlio dell’oprante Giacomo, fin da bambino lavora nel teatro di famiglia e segue le consuete tappe dell’apprendistato. Negli anni ’70 trova nel cuntista e puparo Peppino Celano un orizzonte creativo. Grazie a lui apprende le tecniche del cunto. Alla morte del maestro apre il Teatrino dei Pupi Santa Rosalia (1973) e realizza il suo primo copione Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro. Nel 1977 fonda l’Associazione “Figli d’Arte Cuticchio”, che incorpora la compagnia omonima. È dei primi anni ’80 il suo primo spettacolo di cunto La spada di Celano. Da quel momento Cuticchio avvia un percorso di “rifondazione” del teatro dei pupi con spettacoli che aprono i modelli del cunto e dell’opra tradizionali a un impegno civile e artistico segnato da uno sguardo rivolto alla contemporaneità, fino all’ideazione degli ultimi spettacoli O a Palermo o all’inferno (2011) e Carlo Magno reale e immaginario (2012). Parallelamente dà vita a eventi teatrali per pupi, attori e musici, tra opra ed opera lirica, di cui si ricordano La terribile e spaventosa storia del Principe di Venosa e della bella Maria (1999) con le musiche di Salvatore Sciarrino e Don Giovanni all’Opera dei Pupi (2002) con le musiche di Mozart. Complessi e assidui sono i suoi rapporti anche con cinema (Coppola, Tornatore, Turturro, Ciprì e Maresco, Crialese), fotografia, radio, arte contemporanea (Mimmo Paladino), musica pop (Lucio Dalla, Loreena McKennitt). Da quindici anni dirige a Palermo la prima scuola per pupari e cuntisti.

 

 

 

















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