Nel 2016 il valore delle esportazioni dell’Emilia-Romagna ha superato i 56 miliardi, con una crescita dell’1,5 per cento rispetto all’anno precedente.
È un risultato superiore sia al dato complessivo nazionale (+1,2 per cento), sia a quello riferito alle due regioni che precedono l’Emilia-Romagna per valore export, Lombardia (+0,8 per cento) e Veneto (+1,3 per cento).
Questo attestano i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.
Il dato sull’export si aggiunge ai segnali positivi giunti negli ultimi giorni relativi alla crescita economica e all’occupazione, numeri che posizionano l’Emilia-Romagna al vertice della competitività nazionale e, soprattutto, testimoniano l’avvenuto aggancio con le principali regioni della Germania e della Francia. Sicuramente lo scenario economico italiano, così come quello internazionale, rimane estremamente incerto e di difficile lettura: ciò che appare sicuro è che, ancora una volta, la crescita delle imprese passa dalla capacità di essere competitivi sui mercati esteri, esportando direttamente o attraverso l’appartenenza a filiere fortemente vocate all’export.
Tra i principali comparti dell’economia regionale a registrare i tassi di crescita export più elevati sono stati i minerali non metalliferi e i prodotti dell’elettricità e dell’elettronica, entrambi con un incremento del 5,6 per cento. Bene anche il sistema moda (+3,5 per cento), l’agroalimentare (+2,4 per cento) e la meccanica (+2,3 per cento). Il settore maggiormente in difficoltà è quello della carta e della lavorazione del legno, seguito da quello dei mezzi di trasporto, quest’ultimo fortemente penalizzato dalla contrazione del mercato statunitense.
Scendendo ad un maggior livello di dettaglio e considerando solo i prodotti più rilevanti in termini di portafoglio export (quelli per i quali l’Emilia-Romagna esporta per un valore superiore ai 100 milioni di euro), la crescita maggiore riguarda i componenti elettronici e le schede elettroniche, un incremento superiore al 95 per cento. Al secondo posto navi e imbarcazioni, al terzo carrozzerie per autoveicoli.
Se si legge la stessa graduatoria in ordine inverso sono gli articoli in carta e cartone a evidenziare la maggior flessione export, attorno al 20 per cento, seguiti da cisterne e altri contenitori in metallo.
È interessante osservare come la composizione dei comparti che stanno trainando l’export regionale tenga insieme prodotti tradizionali – calzature, lattiero-caseario, prodotti agricoli – con altri high tech, dalle schede elettroniche ai computer. Un secondo aspetto che merita attenzione è come molti dei prodotti trainanti siano riconducibili o all’ICT o al wellness, inteso come tutto ciò che riguarda la cura e il benessere delle persone. Sono questi i settori destinati a caratterizzare l’economia regionale e internazionale dei prossimi anni.
Con oltre 7 miliardi di euro la Germania rimane il principale partner dell’Emilia-Romagna, un mercato che nel 2016 ha registrato una crescita del 3,5 per cento. Incremento ancora maggiore per la Francia (5,3 per cento). La Francia ha riconquistato il secondo posto nel portafoglio export dell’Emilia-Romagna, dopo che nel 2015 era stata superata dagli Stati Uniti. Gli Stati Uniti registrano un calo superiore al nove per cento, in larga parte ascrivibile al settore degli autoveicoli (-32 per cento), alle parti per autoveicoli (-41 per cento) e alla farmaceutica (-43 per cento). Incremento a doppia cifra per Spagna (11,4 per cento) e Austria (10,5 per cento).
Tra i Paesi rilevanti in forte crescita, Algeria e Repubblica Ceca, tra quelli in flessione Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.