Si può mangiare solo in una fascia ristretta del nostro appennino, per questo, tra le molte specialità del territorio emiliano, il borlengo è senza dubbio la più “tipica”. Guiglia, Zocca, Montese, Vignola, Marano e Savignano sul Panaro: il regno del borlengo – o zampanella – è qui, nella fascia pedemontana tra Modena e Bologna.
Correva l’anno 1226 quando il castello di Guiglia, nella valle del Panaro, venne accerchiato dai modenesi. Con il passare dei giorni i viveri, per gli assediati, cominciarono a scarseggiare: la farina diminuiva, e l’impasto con cui si realizzava il pane diventava sempre più acquoso, tanto da trasformarsi in una pasta sottilissima. Nacque così il borlengo, da acqua e farina, secondo una delle leggende tramandate dalla tradizione, per poi diffondersi nel territorio circostante.
Per la prima volta i sei Comuni che hanno dato i natali a un prodotto unico si stringono la mano e lo celebrano con un evento corale, che nei prossimi anni si svolgerà a rotazione per ogni edizione nei vari Comuni. Il battesimo di “Aqua&Farina” si svolge a Guiglia, al Castello dei Montecuccoli, sabato 1 e domenica 2 ottobre. Per due giorni il Castello ospita incontri, degustazioni, corsi culinari, mostre, laboratori per bambini e altri prodotti tipici, ma tutti rigorosamente a base di acqua e farina, i due ingredienti principali dell’impasto. L’obiettivo è quello di presentare a tutti l’identità di un vasto territorio ricco di cultura, storia e attrattive turistiche che ancora caratterizzano l’area che detiene la paternità del borlengo.
Il weekend si apre sabato 2 ottobre alle 10.30 con il convegno “Aqua&Farina, sapore, cultura e vita nell’alimentazione” (nella Sala Consigliare del Castello) che traccia un percorso storico culturale sul binomio di questi due elementi alla base della dieta mediterranea e della nostra alimentazione. Prendono la parola Davide Cassi, docente di chimica e fisica degli alimenti al Master della Cucina Italiana), Davide Mondin (docente di Storia e cultura della cucina italiana presso ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana di Colorno) e il giornalista e gastronomo Luca Bonacini, moderati dalla giornalista e scrittrice Miria Burani.
Per tutta la giornata di sabato 2 e domenica 3 ottobre, dalle 12 fino a sera, nella corte del Castello di Guiglia è possibile degustare i borlenghi preparati dalle associazioni dei sei Comuni ideatori del progetto, ma anche gli altri prodotti tipici dell’Appennino e persino le piadine romagnole artigianali. Non mancano i percorsi nella natura, a cura di PromAppennino, un bookshop goloso con le proposte della collana “I sapori dell’Appennino” edita da ArteStampa, un’area ludica e laboratori per i più piccoli.
Ed è proprio pensato per i bambini il Laboratorio Danzante curato da Maria Turrini (Coreutica Academy Dance), ispirato alla mostra dedicata a “Il Drago Pen”, tratta dall’omonimo libro Massimo Trenti e Mauro Scurani, che narra tra leggenda e realtà come le specialità più tipiche dell’appennino modenese siano nate in qualche modo per colpa o per merito di un drago: è anche questo uno strumento originale di promozione per un territorio caratterizzato dalla massima concentrazione di prodotti Doc Dop e Igp.
L’evento, poi, coinvolge anche il territorio cittadino: nel corso delle due giornate, a partire dalle 16.00, i ristoranti di Guiglia aprono le porte delle loro cucine per corsi intensivi di preparazione di borlenghi, crescentine, pasta fatta a mano, torte e dolci tradizionali.
Per info e prenotazioni: PromoAppenino tel. 059.771530, 059.769540, 340.0780939, info@promappenino.it