Da ieri, giovedì 29 ottobre, i carabinieri del ROS e dei comandi provinciali di Reggio Emilia e Parma, stanno eseguendo, a Reggio Emilia, Parma, Crotone, Aosta e Verona, un rilevante sequestro di beni per un valore complessivo di 30 milioni di euro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Emilia, su richiesta della DDA di Bologna, a carico dei fratelli P.V. e G.V., originari di Cutro (KR), residenti a Montecchio Emilia ed attualmente detenuti presso il carcere Dozza di Bologna, per associazione mafiosa, riciclaggio ed intestazione fittizia di beni.
Il provvedimento, che integra i sequestri già disposti in ambito penale, colpisce il patrimonio dei fratelli, avvalorando ulteriormente gli elementi che li fanno ritenere vera e propria emanazione imprenditoriale del sodalizio calabrese di matrice ‘ndranghetista, attivo sul territorio emiliano con epicentro a Reggio Emilia, capace di un’autonoma e localizzata forza di intimidazione, collegato alla cosca Grande Aracri originaria di Cutro (KR) con promanazioni in Emilia, Veneto e Lombardia. In particolare, tali attività hanno ulteriormente consentito di:
– far emergere il rapporto funzionale tra il boss Grande Aracri e gli imprenditori P.V. e G.V., asserviti al programma affaristico della cosca e ai suoi obiettivi di infiltrazione nel sistema economico emiliano, calabrese, veneto con propaggini in Val d’Aosta;
– individuare le ricchezze, anche personali, accumulate attraverso prestanome, disvelando i complessi meccanismi di intestazione fittizia e di titolarità occulta ideati per reimpiegare i capitali derivanti dai reati-fine dell’associazione, nonchè le provviste direttamente riconducibili al boss Grande Aracri N. (già detenuto);
– scoprire le ulteriori condotte criminali dei fratelli P.V. e G.V. i quali, nonostante i precedenti sequestri subiti a gennaio, febbraio e luglio, hanno ripreso le attività imprenditoriali intestando ad un giovane prestanome una nuova società, fissandone la sede legale in provincia di Verona, all’evidente scopo di sottrarsi alle attenzioni investigative in Emilia Romagna, trasferendo alla società i sub-appalti precedentemente assegnati alle società già sottoposte a sequestro, conservando in tal modo la disponibilità del “patrimonio reale” dell’azienda confiscata e riversando indebitamente all’interno di essa gli assets riconducibili alle aziende sequestrate, compresi clienti, fornitori e maestranze.
Nel complesso, la misura di prevenzione patrimoniale, ha interessato, oltre alla nuova Srl di Verona, ulteriori 11 aziende, 71 immobili, 22 autoveicoli e diversi rapporti bancari e finanziari.