Quando i carabinieri di San Polo d’Enza hanno aperto i container stoccati nel capannone di un’azienda di autotrasporti di Montecchio Emilia hanno trovato merce ogni sorta: pneumatici, elettrodomestici, macchinari industriali e materie prime varie per un valore stimato in circa 250.000 euro. Per questi fatti un autotrasportatore 45enne di Isola Capo Rizzuto, proprietario dell’immobile, alla fine dello scorso mese di giugno è stato denunciato dai Carabinieri di San Polo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia con l’accusa di ricettazione. Come l’autotrasportatore fosse entrato in possesso dell’ingente partita di merci non era stato chiarito nell’immediato ai carabinieri San Polo d’Enza che al riguardo hanno proseguito le indagini per cercare di risalire all’intera filiera del malaffare che il capannone aziendale essere adibito ad un vero e proprio magazzino del riciclaggio.
Dopo alcuni mesi i Carabinieri di San Polo d’Enza sono riusciti ad ottenere tutte le risposte: le merci sequestrate nel capannone del malaffare appartenevano a importanti commesse consegnate ad autotrasportatori che anziché condurle a destinazione se ne appropriavano stoccandole nel capannone del reggiano per poi rivenderle in nero. Con l’accusa di concorso in furto e ricettazione aggravato dall’aver cagionato alle vittime un danno patrimoniale di rilevante gravità i Carabinieri di San Polo d’Enza hanno denunciato alla Procura reggiana 3 autotrasportatori, un 45enne salernitano residente a Reggio Emilia, un 38enne salernitano abitante a San Valentino Torio (SA) ed un 45enne della provincia di Reggio Calabria residente a Castellarano.
I primi due secondo quanto accertato dalle indagini dei Carabinieri di San Polo d’Enza ricevevano le commesse per trasporti di merci, destinate generalmente all’estero, impossessandosi delle merci che poi rivendevano in nero. L’autotrasportatore reggino deve invece rispondere del reato di ricettazione relativamente al possesso di climatizzatori rubati che ha stoccato nel magazzino oggetto del controllo. Le indagini ora proseguono con lo scopo di accertare il reale giro d’affari degli “infedeli” autotrasportatori che potrebbe aggirarsi nell’ordine di svariate centinaia di migliaia di euro. Le aziende vittime erano dislocate tutte nel nord Italia e specificatamente in Piemonte, Lombardia e Veneto.