Nella mattinata odierna i Carabinieri del R.O.S. e dei Comandi Provinciali competenti per territorio hanno eseguito, nelle province di Bologna, Roma ed Olbia/Tempio Pausania, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e di divieto di dimora, un decreto di sequestro preventivo dei beni e numerose perquisizioni, disposti dal G.I.P. del Tribunale di Bologna e dalla locale Procura Distrettuale Antimafia a carico di 17 soggetti di origine calabrese, da anni domiciliati nel capoluogo emiliano, indagati per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione di esplosivo e di armi clandestine, favoreggiamento personale ed evasione, aggravati dalle finalità mafiose.
L’operazione odierna conclude un’articolata manovra investigativa condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale in direzione dell’organizzazione criminale di matrice ‘ndranghetistica capeggiata da N.A., capo dell’omonima cosca ACRI – MORFÒ di Rossano Calabro (CS) e già inserito nell’elenco dei “latitanti pericolosi”, catturato a Bologna nel novembre del 2010, unitamente ad altri tre favoreggiatori, trovati in possesso di quattro pistole ed un revolver, con matricole abrase, munizionamento di vario calibro, 4 Kg
circa di esplosivo al plastico, dinamite, detonatori e inneschi vari.
All’indomani dell’arresto del latitante è stata immediatamente avviata un’attività di coordinamento investigativo tra le Procure Distrettuali Antimafia di Bologna e Catanzaro, finalizzata ad intraprendere mirata attività d’indagine in direzione della proiezione criminale della cosca rossanese in Emilia Romagna e per accertarne gli interessi illeciti.
L’indagine, convenzionalmente denominata “GANGALE” – dal nome che il latitante N.A. aveva adottato come pseudonimo – individuava subito due distinti filoni di narcotraffico, entrambi ascrivibili all’organizzazione criminale indagata:
– il primo, sull’asse internazionale Spagna – Italia, utilizzato direttamente dall’uomo attraverso un suo qualificato referente dimorante nel Paese iberico, successivamente identificato nel latitante M.R., pericoloso pregiudicato già condannato, nel 2005, dal Tribunale di Bologna ad un cumulo pene di 35 anni di reclusione per rapina, detenzione illegale di armi e munizioni e traffico internazionale di stupefacenti, arrestato nel luglio 2011dal “Grupo de Localizacion de Fugitivos” del
Cuerpo Nacional de Policía spagnolo, attivato dal ROS, ed estradato in Italia nel febbraio dell’anno successivo (2012);
– il secondo, sulla direttrice Emilia Romagna /Calabria, gestito dal gruppo criminale capeggiato dagli arrestati R.A., detto “zio checco” e A.A., nipote del primo, gestori a Bologna di un bar all’interno del quale veniva stoccato il narcotico da destinare, poi, alle piazze di spaccio del capoluogo emiliano attraverso una fitta rete di spacciatori.
L’indagine ha, altresì, confermato:
– la stabile presenza e l’operatività nel capoluogo felsineo di diversi soggetti ritenuti organici al sodalizio mafioso cosentino, capeggiato dal latitante N.A.;
– il canale utilizzato dall’organizzazione per l’approvvigionamento clandestino delle armi e dell’esplosivo, risultate in dotazione alle Forze Armate della Repubblica Ceca e della Slovacchia.
Parallelamente all’attività di contrasto in direzione del sodalizio, sono state sviluppate mirate indagini patrimoniali a carico dei principali indagati che hanno consentito l’emissione di un decreto di sequestro preventivo di beni (abitazioni, terreni, un bar, un
negozio, auto e motoveicoli e numerosi rapporti bancari ed assicurativi), del valore stimato in
600.000 euro, riconducibili allo stesso R.A. e ad alcuni familiari, la cui consistenza è apparsa non in linea con la loro capacità reddituale dichiarata e dell’attività lavorativa svolta.
Nel corso dell’operazione sono stati eseguiti anche numerosi decreti di perquisizione emessi a carico di 16 indagati, tutti domiciliati a Bologna.