Una tradizione che ogni anno si rinnova, e che quest’anno si rinnova ancor più profondamente: il Centro Studi “La permanenza del Classico” dell’Alma Mater Studiorum ‒ Università di Bologna offre all’Università e alla città la XIII edizione del ciclo “I Classici”, lezioni e letture che intendono mettere a confronto protagonisti della cultura contemporanea con testi greci, latini e biblici, affidati alla voce di grandi interpreti della nostra scena e del nostro cinema.
Il ciclo di quest’anno s’intitola ESODI: una meditazione sulle grandi migrazioni dei popoli e degli individui, sull’instabilità delle comunità e delle vite, sul carattere precario di ogni “radicamento” e di ogni pretesa d’identità (anche etnica) permanente e “originaria”.
“Esodo” (exodos) è, alla lettera, la “via d’uscita” (ex – hodós): via d’uscita da un luogo che non ci appartiene e non sentiamo nostro, verso un luogo che ci somiglia o ci è promesso; “esilio” a volte scelto, a volte imposto, e sempre e comunque sofferto. Ma “esodo” ‒ nelle sue originarie valenze greche e nelle sue risonanze bibliche ‒ è parola che dice insieme la meta e il passaggio, l’arrivo e il viaggio in corso, il rifugio agognato e la fuga dolorosa.
“Esodo” è parola dal timbro severo: ci ricorda che sempre e perennemente, come singoli e come comunità, omnes peregrini sumus (Agostino); ci educa a dubitare di ogni stabilità apparente, specie quando tale apparenza di stabilità diventa rivendicazione identitaria e pretesto di discriminazione; ci insegna che l’“autoctonia”, cioè la pretesa di essere autentici e unici nativi (autochthonoi) delle nostre mille “piccole patrie”, non esiste se non nei miti puerili dell’antica propaganda ateniese, e di quanti oggi se ne fanno ignari epigoni; e ci richiama al senso profondo di un altro “esodo”, l’ultimo, che attende tutti noi, e che dovrebbe rendere tutti noi più disponibili all’accoglienza dell’altro, più consapevoli della nostra fondamentale uguaglianza nella nostra infinita diversità, più vigili dinanzi a ogni ottuso egocentrismo degli individui come delle nazioni.
Gli incontri avranno luogo, come d’abitudine, ogni giovedì di maggio (8, 15, 22, 29 maggio 2013), alle ore 21.00, nell’Aula Magna di S. Lucia e nella contigua Aula Absidale videocollegata.
Quest’anno, il Centro Studi rinnova totalmente i propri ospiti e propone incontri intonati a una maggiore spettacolarità, nella convinzione che la parola dei testi antichi possa ancora parlare in maniera immediata agli ascoltatori contemporanei.
Il ciclo sarà inaugurato giovedì 8 maggio dalla serata In via sumus Migrazioni: sarà un onore avere fra noi un protagonista della vita civile italiana e un grande testimone del nostro tempo, don Luigi Ciotti, che rifletterà sul senso di antichi e contemporanei “esodi”, spesso così tragici. La lettura dell’Esodo biblico ‒ archetipo di ogni migrazione ‒ sarà affidata alla voce di tre straordinarie interpreti, le tre “regine” dell’avanguardia teatrale italiana, che per l’occasione si riuniscono e si confrontano con le parole dell’Antico Testamento: Ermanna Montanari del Teatro delle Albe, Chiara Guidi della Societas Raffello Sanzio e Mariangela Gualtieri del Teatro Valdoca.
La seconda serata, Italia fugiens. Il canto dei profughi, si terrà giovedì 15 maggio: introdotta dal Rettore Ivano Dionigi ‒ che rifletterà, a partire dall’Eneide, sul “meticciato” che è all’origine di ogni civiltà, e di cui i Romani sapevano andare orgogliosi ‒ vedrà l’attore, narratore e drammaturgo Marco Baliani trascorrere dai brani di Virgilio a testi e testimonianze dell’età contemporanea, in una originale partitura creata appositamente per il ciclo Esodi. Una partitura drammaturgica che intende farci riflettere su antiche e nuove xenofobie, su antiche e nuove ospitalità.
La terza serata, Fugere libet. Fuori dal mondo?, avrà luogo giovedì 22 maggio e sarà animata dal confronto fra la giovane e amata scrittrice ‒ peraltro laureata dell’Alma Mater ‒ Silvia Avallone e il celebre filosofo Remo Bodei: perché così spesso le nuove generazioni hanno la tentazione di fuggire? Ed è giusto fuggire, o è giusto restare? Una società migliora va cercata altrove, o sognata nell’utopia, o costruita qui dove siamo? Accanto ai due relatori, il maestro Giuseppe Fausto Modugno, che al pianoforte intervallerà dal vivo le letture affidate a uno fra i più grandi interpreti del nostro teatro, Franco Branciaroli.
Infine, giovedì 29 maggio, la serata Asylon. L’ultimo esodo, sarà introdotta da un affermato grecista, Andrea Rodighiero, che ci guiderà all’ascolto dell’Edipo a Colono di Sofocle, che vedrà protagonista ‒ in una lettura scenica a molte voci ‒ Gabriele Lavia, affiancato da un gruppo di giovani ma già noti interpreti: Federica Di Martino, Lucia Lavia, Andrea Macaluso, Mario Pietramala, Camilla Semino Favro. L’“esodo” che chiude il ciclo è quello di un solitario profugo che chiede e trova “asilo politico”; ma anche quello di un uomo sofferente che affronta il mistero della morte.
Tutte le serate si gioveranno della regia di Claudio Longhi. Come ogni anno, le traduzioni dei testi antichi sono state approntate dagli studiosi membri del Centro Studi “La permanenza del Classico”: Francesco Citti, Federico Condello, Ca¬mil¬lo¬ Ne¬ri, Lucia Pasetti, Bruna Pieri, Fran¬cesca Tomasi, Antonio Ziosi.
Modalità d’ingresso
L’ingresso è a inviti. Gli inviti potranno essere ritirati, fino ad esaurimento, il martedì precedente ciascuna rappresentazione, dalle ore 17 alle ore 19, presso il Centro Studi “La permanenza del Classico”, via Zamboni 32.
Per tutti coloro che non riusciranno ad essere presenti, sarà reso disponibile un servizio di diretta video on line, all’indirizzo www.permanenza.unibo.it.
Per informazioni:
Centro Studi “La permanenza del Classico”
Dipartimento di Filologia Classica e Medioevale via Zamboni 32, Bologna tel. 0512098539 permanenza@unibo.it