Domani, domenica 26 maggio alle 18 un’ampia area verde pubblica sarà intitolata a Itzhak Rabin, lo statista israeliano e premio Nobel per la Pace assassinato da un fanatico estremista il 4 novembre del ’95, durante una manifestazione per la pace. Il parco Rabin si trova nel quartiere Navile, tra via Andrea da Formigine e via Federigo Guarducci, al termine di una nuova pista ciclabile che verrà inaugurata nella stessa giornata. La cerimonia avrà luogo in via Guarducci.
Interverranno: il sindaco Virginio Merola; l’ambasciatore di Israele in Italia, Naor Gilon;la coordinatrice di Sinistra per Israele Bologna, Silvia Cuttin; il presidente del quartiere Navile, Daniele Ara.
Saranno presenti: il rabbino capo della Comunità ebraica di Bologna, Rav Alberto Sermoneta; il segretario nazionale dell’associazione Sinistra per Israele, Emanuele Fiano; l’assessore alla Cultura Alberto Ronchi e diversi esponenti politici bolognesi.
Durante la cerimonia l’ambasciatore e il sindaco pianteranno un albero di melograno, simbolo universalmente condiviso di pace e prosperità, in segno di amicizia tra i due paesi. L’intento di “Sinistra per Israele”, condiviso dal Comune di Bologna, è che la memoria di Rabin possa essere di insegnamento alla tolleranza, al rispetto reciproco e al rifiuto della violenza e del fanatismo.
Seguiranno musica israeliana e assaggi di cibi tipici, provenienti dal ristorante palestinese Al Salam, offerti dall’associazione Sinistra per Israele.
L’ambasciatore di Israele in Italia, Naor Gilon, è stato collaboratore diretto di Rabin e ha accettato volentieri l’invito per portare la sua testimonianza.
Itzhak Rabin, nato a Gerusalemme il 1° marzo del ’22, ha contribuito alla creazione dell’Esercito Israeliano (IDF Israel Defense Force, Forza di difesa Israeliana) di cui è poi diventato Capo di Stato Maggiore
dell’Esercito combattendo le guerre del ‘48, ‘56, ‘67 e ‘73. Nel 1973 entra in politica nel Partito Laburista e nel 1974 viene eletto primo ministro, carica che mantiene, con diverse interruzioni, fino alla sua tragica morte.
“Per tutto c’è un momento, e un tempo per ogni azione sotto il sole.
Un tempo per nascere e un tempo per morire…per ridere …per odiare …un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Signore e Signori, il tempo per la pace è venuto”.
Queste sono le parole, riprese dall’Ecclesiaste, che Rabin pronunciava, quasi venti anni fa, firmando davanti al presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, una dichiarazione di intenti che metteva fine alle ostilità tra Palestinesi e Israeliani e avviava così un processo di pace e stringeva la mano ad Arafat, presidente dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).
Gli accordi mettevano termine a uno stato di guerra e aprivano scenari di pace impensabili fino a pochi mesi prima permettendo a Rabin di dichiarare ai palestinesi: “Noi che abbiano combattuto contro di voi, Palestinesi, oggi vi diciamo con voce alta e chiara: basta col sangue e con le lacrime.
Basta. Non abbiamo desiderio di vendetta. Noi, come voi, vogliamo costruire una casa, piantare un albero, amare, vivere al vostro fianco.”
Per questi accordi, nel 1994, fu assegnato a Rabin, insieme a Yasser Arafat e a Shimon Peres il Premio Nobel per la Pace.
E’ proprio per le enormi difficoltà di avere una vera pace in quella zona che vogliamo ricordare chi firmò quegli accordi e successivamente si battè per la sua realizzazione.
Rabin è quindi un simbolo della volontà di pace, della perseveranza nel perseguirla e come lui stesso diceva: “Niente è impossibile se è la cosa giusta. Il fallimento deve essere un incentivo a continuare.”