Sabato 23 marzo, alle ore 19.00, presso la Basilica di Santo Stefano (“Sette Chiese”) a Bologna, concerto in preparazione della Santa Pasqua. Di Franz Joseph Haydn: Le ultime sette parole di Cristo in croce. Orchestra “Sancta Jerusalem”, dirige Benedikt Sauer. Ingresso libero.
L’Orchestra Sancta Jerusalem è costituita da strumentisti giovani, provenienti dai Conservatori di Milano, Bologna e Firenze, ma anche da orchestre importanti quali l’Orchestra Giovanile Italiana e l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Il fine del gruppo musicale è anche quello di ravvivare la fede e la pietà cristiana. Tale progetto vuole ricollegarsi alla lunga tradizione di numerosissimi pellegrini che si recavano per pregare nella Sancta Jerusalem Bononiensis, la Santa Gerusalemme di Bologna, fermando i loro piedi innanzi alla copia del Sacro Sepolcro nella Basilica delle Sette Chiese.
Benedikt Sauer ha avviato, già durante gli studi di pianoforte e organo, una vasta attività concertistica da solista e accompagnatore, in particolare di “Liederistica”, ma anche da Organista parrocchiale, curando eventi e concerti come “Musica per l’Africa” a Milano nel 2012. Ha partecipato a varie Masterclass e ha vinto diversi premi.
Dal 2009 studia direzione d’orchestra a Milano. Nel frattempo, ha diretto orchestre importanti come l’Orchestra “Rossini” di Pesaro, l’Orchestra “Verdi” di Milano e l’Orchestra dei “Pomeriggi musicali” di Milano.
Già durante gli studi si è esibito in vari concerti. L’estate scorsa ha debuttato al Rheinland-Pfalz Kultursommer Lahn, dove ha diretto brani di Pergolesi, Mozart e Colasanti. Nel dicembre 2012, ha diretto l’Oratorio di Natale di Bach nella chiesa di Santo Stefano di Bologna, dirigendo anche il Coro voci bianche del Teatro Comunale. Nel gennaio 2013 ha vinto l’audizione al Conservatorio di Milano per preparare la produzione del Rigoletto, opera studio per il festeggiamento del bicentenario di Verdi.
LE ULTIME SETTE PAROLE DEL NOSTRO SALVATORE SULLA CROCE
L’opera, composta probabilmente tra il 1786-87, è una delle più famose di Haydn, e sarà proposta qui nella sua forma originale per orchestra.
Solo dopo questa versione, che lui stesso e i suoi contemporanei consideravano una delle sue opere migliori, la trasformò prima in quartetto d’archi e solo molto dopo anche in Oratorio. (Haydn trascrisse le “Sette parole” in Oratorio, aggiungendo Coro e Solisti, ispirato dall’adattamento da Oratorio della sua opera che aveva composto Joseph Friebert, maestro di cappella del Duomo di Passau.
L’opera è divisa in un’introduzione, sette movimenti lenti in forma di sonata (della quale Haydn è considerato il padre) e un movimento finale veloce. Ciascuna delle sonate è dedicata a una delle sette parole: il loro tema è composto sulle parole e partono da lì come una meditazione, senza però voler essere musica a programma. Serenità, fiducia e speranza sembrano molto più presenti che il dolore, che sembra sormontare in un solo momento: nel movimento conclusivo che raffigura il “Terremoto”, dopo la morte di Cristo, cioè il mondo in cui sembra mancare la sua presenza. Questo ultimo brano rompe con il silenzio che si stava creando nel movimento precedente (“in manus tuas”), che termina in un lungo diminuendo come lo spirito del Signore dopo l’ultima parola.
Haydn compose le “Sette parole” per una meditazione annuale del Venerdì Santo a Cadiz, nella quale le Sonate venivano eseguite dopo la lettura delle parole dal Vescovo, simile a come si farà anche nel nostro concerto.
La versione originale orchestrale offre molto spazio al fedele, proprio per la mancanza di Voci e programmi, lasciando spazio alla meditazione sul mistero divino di ciascuna parola del Signore.