La Regione Emilia Romagna ha pesanti responsabilità politiche nella crisi che sta interessando il settore edilizio, a cominciare dall’azione condotta per intralciare l’attuazione dei provvedimenti governativi.
Il Governo ha predisposto delle norme che prevedono l’introduzione del silenzio-assenso, allo scopo di accelerare le procedure autorizzative nell’edilizia, e la possibilità di ampliare le abitazioni private del venti per cento del loro volume, allo scopo di favorire le esigenze di adeguamento degli immobili privati abitati dalle famiglie.
La Regione Emilia Romagna, anziché recepire la normativa di fonte governativa, così come ha fatto la Regione Lombardia, ne ha introdotta una diversa che prevede, in caso di ampliamento, l’adeguamento sismico ed energetico del fabbricato esistente ed impone ai Comuni di adeguare gli strumenti urbanistici.
La normativa regionale, in realtà, non consente alcun ampliamento, in quanto l’adeguamento sismico di un vecchio fabbricato, in base alla normativa vigente, non è realizzabile se non attraverso la demolizione e la ricostruzione e ciò comporta spese difficilmente sostenibili per le famiglie.
Lo stesso vale per l’adeguamento energetico, in quanto comporterebbe il rifacimento degli impianti e la realizzazione dell’isolamento interno dell’edificio che si intende ampliare e anche questo comporta costi ingenti.
A questo proposito il Consigliere regionale del Pdl, Fabio Filippi, ha dichiarato: “Siamo alle solite: il Governo lavora per semplificare e sburocratizzare le procedure edilizie, per creare nuovo lavoro e favorire lo sviluppo economico, mentre le Regioni “rosse”, per ragioni esclusivamente politiche, fanno di tutto per ostacolarlo e sabotarlo. Tali Regioni si dimenticano però che questa azione di sabotaggio danneggia soprattutto il settore edilizio; settore che rischia così di essere affossato da logiche non economiche, ma politiche”.