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Toots, leggenda reggae, fa ballare FestaReggio

Due ore di canti e balli, di ritmo e di energia. Serata da ricordare, all’Arena Sputnik di FestaReggio, quella di mercoledì 24 agosto, segnata da uno dei concerti principali dell’edizione 2011, Toots & The Maytals. Uno dei nomi storici della scena reggae giamaicana, Toots Hibbert, da sempre accompagnato dai fedelissimi Maytals, ha alle spalle una carriera iniziata negli anni ’60 con Studio One e proseguita sino ad oggi, con apici qualitativi in quei ’70 in cui il reggae, grazie soprattutto a Bob Marley e Jimmy Cliff, è diventato un fenomeno planetario.

Una piccola leggenda, dunque, quella approdata a Reggio, ancora in grande forma, per la soddisfazione del migliaio di spettatori paganti che si sono gustati due ore di musica eccellente, con il reggae a farla da padrone da casa ma tante incursioni nello ska, nella black music (il soul e il gospel sono le matrici di Hibbert come cantante) e pure nel rock e nel country. Come hanno dimostrato alcune storiche cover, da Louie Louie a Take Me Home, Country Roads di John Denver, dove il ritornello ha visto un’ovvia mutazione, vista la serata: da “West Virginia” a “West Jamaica”.

Hibbert, bandana e occhiali scuri, si è presentato sul palco fasciato in pelle, con la bandiera dell’isola caraibica a spiccare sul nero dell’abito, alla guida di una nutrita band a cui ha lasciato l’incarico di aprire le danze con i primi brani. Ricca sezione ritmica (basso, batteria, chitarra di accompagnamento), chitarra solista, tastiere, tre bravissime coriste, e ad una di queste ragazze è toccato il compito di avviare l’esibizione, cantando le prime canzoni, prima della domanda al pubblico: “Siete pronti per un poco di Pressure Drop?”-

E proprio sulle note di Pressure Drop, uno dei classici dei Maytals, il grande protagonista ha preso la ribalta, con una voce ancora poderosissima, per due orette di energia e ritmo in levare, fra momenti di ballo indiavolati e ballate semiacustiche dove l’intera platea si lanciava a seguire i cori della band. Tanti i momenti da ricordare, da una bella cover dello standard rock Louie Louie a quella, rilassata, di Take Me Home Country Roads, dove tutto il pubblico (dai ventenni ai fan coi capelli grigi) si è mosso a ritmo, sino al gran finale. Affidato al suo brano più celebre, l’immortale e scatenata Monkey Man, frenetica come da copione. Nei bis, infine, il giusto spazio alla band con una piccola jam conclusiva partita sulle note dell’altro classico che mancava all’appello, 54-46 That’s My Number. Poi, luci accese e tutti a casa, dopo due ore di soddisfazioni.

 

















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