Sono andate migliorando nel 2010 (+ 3,3% rispetto al 2009) le condizioni occupazionali dei laureati dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, che si mantengono sensibilmente migliori della media nazionale (+ 9,7%) e anche rispetto ai colleghi degli altri Atenei emiliano romagnoli.
Questo in sintesi ciò che emerge dalla accurata indagine condotta dal Consorzio Interuniversitario AlmaLuarea che nel 2010 ha svolto un’accurata indagine tra tutti i laureati degli oltre cinquanta atenei aderenti che hanno conseguito il titolo nell’anno solare 2009, fotografando quale era la loro condizione di lavoro a un anno dalla conclusione degli studi. I risultati sono stati resi noti attraverso il XIII Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati che evidenzia come “nonostante i giovani con una preparazione universitaria costituiscano nel nostro Paese una quota modesta, – si legge nella introduzione del Direttore AlmaLaurea prof. Andrea Cammelli – risultano ancora poco appetibili per i mercati del lavoro interno (indagine Excelsior-Unioncamere)”.
LO SCENARIO NAZIONALE
Il Rapporto 2011 ha coinvolto 178.568 laureati tra cui 3.078 dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
A livello nazionale, la situazione riscontrata risulta non particolarmente confortante: la disoccupazione, pur più contenuta rispetto all’anno passato sia fra i laureati di primo livello (dal 22% si è scesi al 20,3%) che fra i laureati specialistici biennali (dal 21% si è passati al 18,5%), mentre è al 16,2% per i laureati delle specialistiche a ciclo unico, continua a mantenersi su standard elevati che non fanno giustizia della preparazione di questi giovani. “Eppure – precisa sempre il prof. Andrea Cammelli – si tratta di giovani formati ai più alti livelli. La recente indagine di Eurobarometro non sembra avvalorare la tesi che il grado di disallineamento delle competenze dei laureati sia un problema più grave in Italia rispetto agli altri paesi europei: secondo l’89% dei responsabili delle risorse umane (e l’85% degli italiani) intervistati i laureati assunti nel corso degli ultimi anni (3-5) possedevano le competenze richieste per svolgere i lavori previsti”.
Se vanno, dunque letti, come segnale di una possibile inversione di tendenza i dati assoluti relativi alla occupazione, preoccupazione deriva invece riguardo alle precarietà della loro condizione di lavoro con una diminuzione del lavoro stabile ed anche del livello delle retribuzioni, sostanzialmente ferme o addirittura in regresso da tre anni a questa parte.
La lettura dei risultati a livello “locale modenese-reggiano” è riflesso di questo contesto nazionale.
DATI GENERALI DI INDAGINE A LIVELLO UNIMORE
L’indagine ha coinvolto tutti i 3.078 laureati dell’anno solare 2009 intervistati nel 2010 a distanza di un anno dal conseguimento del titolo. Più in particolare la verifica ha riguardato 1.842 laureati di primo livello (triennali), 221 laureati di corsi di laurea a ciclo unico, 910 laureati specialistici/magistrali e 105 laureati pre-riforma. I tassi di risposta molto elevati (91,55%) sono stati: 92,18% per i laureati primo livello; 81,45% per i laureati di corsi a ciclo unico e del 92,75% tra quelli delle specialistiche/magistrali e pre-riforma.
In generale l’età media dei laureati UNIMORE del 2009 era di 25,7 anni, ovvero quasi un anno di meno rispetto alla media nazionale (26,6), confermando che i laureati dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia sono trai più regolari con una durata media di studi di 3,8 anni, decisamente più performante rispetto a quella nazionale (4,2 anni) e di tutti gli altri Atenei emiliano romagnoli: Bologna 4,1 anni; Ferrara 4,3 anni; Parma 4,0 anni.
“Questo – sottolinea il Rettore prof. Aldo Tomasi – conferma ulteriormente la qualità di un ambiente accademico capace di saper motivare i suoi giovani studenti, che arrivano all’appuntamento con la scelta universitaria preparati per ciò che li attende, grazie all’efficacia delle nostre attività di orientamento svolte sia prima della iscrizione che durante gli studi. E’ pur vero che si tratta di una media tra tutti i laureati delle 12 facoltà, ma anche disaggregando i dati si scopre che il ritardo alla laurea rispetto alla durata regolare dei corsi di studio non è abissale: 4 studenti su 5 si laureano con un ritardo massimo di un anno rispetto agli anni previsti per il percorso di studi scelto”.
TASSI DI OCCUPAZIONE ISTAT: MIGLIORANO LE PROSPETTIVE DEI LAUREATI UNIMORE
In generale più di due studenti su tre (67,8% era il 64,5% nel 2009) ha trovato lavoro già nel primo anno dalla laurea, che significa + 9,7% rispetto alla media occupati nazionale e decisamente avanti anche rispetto alla media degli altri Atenei dell’Emilia Romagna: a Bologna gli occupati erano il 58,9%; a Ferrara il 64,5% ed a Parma il 59,7%.
Disaggregando il dato per tipologia di corso di laurea si notano evidenti differenze di ricettività da parte del mercato del lavoro, ancora “diffidente”, in qualche modo, verso i laureati di primo livello: tra i laureati di primo livello gli occupati erano il 56,7% (49,9% la media nazionale), una percentuale che sale fino al 90,0% per i laureati di corsi di laurea a ciclo unico (65,8% la loro media nazionale) ed all’82,6% per i laureati delle specialistiche/magistrali (72,8% la media nazionale).
Rispetto all’anno precedente c’è stato, dunque, un miglioramento delle prospettive di assorbimento del mercato del lavoro stimabile a livello complessivo d’Ateneo in un + 3,3%, che recupera la frenata fra il 2008 ed il 2009, quando si ebbe un calo del – 6,5%.
IN FRENATA I DISOCCUPATI UNIMORE
Questo miglioramento lo si avverte anche riguardo al tasso disoccupazione, sempre calcolato in base agli indici utilizzati dall’ISTAT. Nel 2010 i laureati disoccupati ad un anno dalla laurea erano il 10,4% (- 1,5%), quando invece l’anno precedente il loro numero corrispondeva al 11,9%.
Più nello specifico tra i laureati di primo livello il tasso di disoccupazione era nel 2010 del 12,1% (20,3 a livello nazionale), del 9,7% tra i laureati delle specialistiche/magistrali (18,5% la media nazionale), mentre si arrestava al 6,4% per quelli delle specialistiche a ciclo unico (16,2% la media nazionale). Questi dati sono in controtendenza rispetto alla situazione nazionale che ha visto generalmente accentuarsi tra i laureati il numero dei disoccupati, mentre a Modena e Reggio Emilia rispetto all’anno precedente vi è stata considerando diverso spessore degli universi considerati una discesa degli indici di inoccupazione: – 1,3 per i laureati di primo livello (triennali); – 3,0% per quelli delle specialistiche/magistrali (biennali); + 4,1% per quelli delle specialistiche a ciclo unico.
TRA GLI OCCUPATI AUMENTA IL RICORSO A FORME DI LAVORO PRECARIO E LAVORO NERO
Le incertezze della situazione economica locale hanno fatto da “detonatore” per la frammentazione del lavoro con un ampliamento del ricorso a tipologie contrattuali che accentuano l’instabilità. Vi è stato un generale aumento della precarietà nel lavoro per i laureati UNIMORE con una diminuzione (- 7,0%) delle forme di lavoro stabile, tra gli intervistati del 2010 attestato al 30,8%, ed un incremento del lavoro nero, ovvero di quanti sono costretti a lavorare senza contratto: dal 3,9% del 2009 si è passati al 5,9% nel 2010. Corrispondentemente è aumentata la quota del lavoro a tempo determinato, tanto che nel 2010 più di un laureato su due (52,0%) era assunto con contratti di lavoro atipico, mentre un altro 11,8% usufruiva di contratti di inserimento di formazione e/o apprendistato.
Confrontando questi dati con la situazione nazionale, a livello delle province di Modena e Reggio Emilia si nota un generale maggior ricorso da parte delle imprese che assumono laureati delle forme di lavoro atipico (+ 6,0%), che risulta particolarmente accentuato soprattutto ed esclusivamente con riguardo ai laureati di primo livello per i quali il differenziale tra 2009 e 2010 sale addirittura del + 9,4%, mentre diminuisce per i laureati delle specialistiche a ciclo unico del – 4,6% e per i laureati specialistici/magistrali del – 1,3%.
“Pur nel quadro negativo di uno scenario incerto – afferma il prof. Tommaso Minerva, Delegato alla Didattica – il nostro Ateneo ancora una volta evidenzia dati nettamente migliori rispetto al dato nazionale per quanto riguarda l’occupabilità dei laureati. Il dato di UNIMORE risulta migliore anche in ambito regionale nel confronto con gli altri tre Atenei dell’Emilia Romagna. Se il confronto nazionale avverte il riflesso dei rispettivi contesti economico-produttivi, il confronto regionale che si può considerare all’interno di un contesto sufficientemente omogeneo fa risaltare un Ateneo particolarmente attento al rapporto con le imprese, che negli anni ha saputo costruire con il mondo produttivo un sistema di collaborazioni efficace e proficuo che ha aumentato la qualità e l’occupabilità dei percorsi di laurea offerti ai nostri giovani”.
PIU’ LUNGA L’ATTESA PER IL LAVORO
Confrontando i risultati consegnati da AlmaLaurea per il 2010 si nota in generale che per i neolaureati diventa più lunga l’attesa del primo impiego. Se per i laureati del 2007 il tempo trascorso dall’inizio della ricerca alla prima assunzione era stato mediamente di 1,8 mesi e per quelli del 2008 di 2,2 mesi, ora l’attesa per il primo contratto cresce a 2,8 mesi, che significa una maggiore difficoltà nel trovare lavoro, soprattutto vicino al luogo di residenza.
QUANTO GUADAGNA UN LAUREATO UNIMORE A UN ANNO DALLA LAUREA
Per quanto incoraggianti siano i dati occupazionali, va sicuramente meno bene sul fronte retributivo. Nel 2010 un laureato UNIMORE realizzava un compenso medio mensile di 1.090 euro, ovvero – 14 euro rispetto ai colleghi laureatisi un anno prima, che comunque vale una retribuzione di 86 euro superiore alla media dei laureati italiani, ma anche migliore rispetto a quella dei colleghi degli Atenei emiliano romagnoli: 984 per quelli di Bologna; 1.058 per quelli di Ferrara e 989 per quelli di Parma.
Le donne tuttavia continuano ad essere penalizzate nel confronto coi maschi. Infatti, se la retribuzione media di un laureato uomo è di 1.185 euro, per le donne si ferma a 1.026 euro, che significa 159 euro di meno, pur potendosi consolare col fatto che il gap salariale tra laureati e laureate in Italia è ben maggiore: 213 euro!
I compensi più elevati sono quelli percepiti da quanti hanno conseguito una laurea a ciclo unico che vale 1.402 euro/mese, l’unica tipologia di laurea che ha visto un aumento (1.276 l’anno prima), mentre la retribuzione media di un laureato della triennale era nel 2010 di 1.036 euro (1.068 nel 2009) e di uno della specialistica/ magistrale di 1.129 euro (1.138 nel 2009), valori sostanzialmente allineati a quelli dell’anno prima.
Ma le gratificazioni per l’impegno profuso negli studi non sono uguali, il gap è molto accentuato. In generale a livello di UNIMORE si passa da un salario mensile di 986 euro per le laureate (donne) di primo livello a 1.533 euro per i laureati (maschi) di un corso di laurea a ciclo unico.
“Dobbiamo essere grati ad AlmaLaurea – afferma il Rettore prof. Aldo Tomasi – perché ogni anno ci consegna uno spaccato molto preciso e dettagliato della situazione, che ci aiuta a comprendere le nostre potenzialità. Dobbiamo certamente essere soddisfati che si sia arrestata la spirale della disoccupazione che sembrava aver colpito nel 2009 anche i laureati modenesi-reggiani. C’è un’inversione di tendenza che, anche se non da enfatizzare, mi pare vada considerata come un positivo riconoscimento del valore della laurea o per essere più precisi della laurea che consegna UNIMORE. Se pensiamo ai preoccupanti dati della disoccupazione giovanile under 29 dell’Italia (30% circa le ultime rilevazioni) constatare che riusciamo a contenere tra i nostri laureati questo fenomeno attorno ad un 10% è motivo di legittimo orgoglio, perché vuole dire che siamo in grado di fornire professionisti preparati e pronti per l’inserimento nel mercato del lavoro. Diamo un titolo immediatamente spendibile anche se non immediatamente gratificante come dimostrano i dati delle retribuzioni. Su questo terreno come Ateneo abbiamo ancora margini per recuperare per costruire intese a livello territoriale che rafforzino l’apprezzamento delle competenze dei nostri laureati e ne accelerino e facilitino l’inserimento nel mondo del lavoro, come stiamo facendo attraverso l’Alta Formazione”.
IL CONFRONTO TRA FACOLTA’ UNIMORE
• Tasso di occupazione: la migliore performance per quanto riguarda l’avviamento al lavoro è quella dei laureati di Medicina e Chirurgia (89,9%), seguita da quelli di Scienze della Formazione (88,1%), di Farmacia (79,7%) e di Scienze della Comunicazione e dell’Economia (74,4%). Maglia nera – per così dire – Giurisprudenza (52,5%), che comunque vede salire considerevolmente il proprio indice di occupazione che nel 2009 si arrestava al 39,9%.
• Ingresso nel mondo del lavoro: quelli che più rapidamente trovano lavoro sono i laureati di Farmacia che devono attendere appena 1,7 mesi dall’inizio della ricerca alla sottoscrizione del primo contratto, seguiti dai colleghi di Scienze della Formazione (1,9 mesi). L’attesa più lunga per la chiamata al lavoro è per i laureati di Agraria (4,8 mesi) e di Lettere e Filosofia (4,3 mesi).
• Stabilità nel lavoro: la maggiore stabilità nel lavoro è raggiunta dai laureati di Scienze della Comunicazione e dell’Economia (46,9%), seguiti dai colleghi di Medicina e Chirurgia (39,1%) e da quelli di Scienze della Formazione (34,1%). Non hanno motivo di sorridere i laureati di Bioscienze e Biotecnologie che possono contare su un contratto a tempo indeterminato solo nel 10,8% dei casi o di Lettere e Filosofia con il 17,3%.
• Guadagno mensile: i meglio retribuiti sono i laureati in Medicina e Chirurgia che percepiscono 1.322 euro, seguiti da quelli di Farmacia con 1.198, dagli ingegneri di Reggio Emilia con 1.183 euro e dai laureati di Scienze della Comunicazione e dell’Economia con 1.175. I più insoddisfatti sono certamente – e non senza motivo – i laureati in Bioscienze e Biotecnologie che devono accontentarsi di 628 euro mensili o di Giurisprudenza che si devono fermare a 811 euro.
Disaggregando i dati, le differenze diventano profonde poiché si passa dagli appena 588 euro/mese che arrivano in tasca ad una giovane laureata di Bioscienze e Biotecnologie fino ad arrivare ai 1.432 euro di un laureato maschio in Medicina e Chirurgia.
Il gap maggiore tra i generi si ha per i laureati di Agraria, dove a fronte di 1.268 euro/mese presi da un maschio, una collega donna porta a casa uno striminzito salario di 626 euro/mese.
A TRE ANNI DALLA LAUREA ANCHE I LAUREATI POSSONO COMINICARE A SORRIDERE
Analizzando i dati forniti da AlmaLaurea si può notare per i laureati UNIMORE che a tre anni dalla laurea le cose, almeno a livello di retribuzione, cominciano a migliorare: per un laureato del 2007, infatti, il salario medio nel 2010, anno dell’indagine, era di 1.335 euro/mese, ovvero 1.446 euro per i maschi e 1.234 euro per le donne.
Le maggiori impennate nella retribuzione si hanno per i laureati di Ingegneria di Reggio Emilia, dove da un salario medio di 1.183 euro/mese, a un anno dal titolo, a tre anni si scala fino a 1.641 euro/mese. Altrettanto dicasi per i laureati di Ingegneria di Modena che da 1.057 euro/mese nel primo anno di lavoro, dopo tre anni arrivano a guadagnare in media 1.479 euro/mese. Mentre per i laureati della facoltà di Medicina e Chirurgia la retribuzione media dopo tre anni è di 1.557 euro/mese, per quelli di Farmacia 1.418 euro/mese, e per quelli di Economia “Marco Biagi” di 1.353 euro/mese.