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Scalarini, uno dei maggiori rappresentanti della satira europea in mostra a Reggio Emilia

C’era una volta chi ha inventato la satira, caricature e disegni in grado di raccontare un paese e che non serviva soltanto a far ridere. Si tratta di Giuseppe Scalarini, grande vignettista de l’Avanti, Corriere dei Piccoli, Il popolo d’Italia, Mondo Nuovo e innumerevoli altri quotidiani e settimanali di informazione.

Fino al 29 aprile sarà esposta al Polo Archivistico dei Chiostri di San Domenico la mostra “Una matita alla dinamite”, la mostra curata dal Centro studi e documentazione isola di Ustica è allestita in collaborazione con Istoreco, Centro di Iniziativa “Camillo Prampolini” e Consorzio “Oscar Romero”, la mostra sarà aperta dal martedì al sabato dalle 8.30 alle 13, il giovedì dalle 15 alle 18 e lunedì 25 aprile dalle 9.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.

Il talento costò a Giuseppe Scalarini dolore e sofferenza, non per questo il suo desiderio di rappresentare le storture del mondo e la sua ricerca di giustizia sociale venne a meno. Celebri anche i suoi disegni che ebbero come sfondo la città di Reggio Emilia, in particolare della figura di Camillo Prampolini, di cui Scalarini era un ammiratore e amico.

L’ATTUALITA’ DI SCALARINI

L’opera di Scalarini (1873-1948) rappresenta una tra le più alte espressioni della satira europea, i temi affrontati dall’autore sono di stretta attualità tuttoggi: emigrazione, politica, rapporto con la giustizia, le difficoltà del mondo del lavoro e il tema della guerra in Libia e dello sfruttamento del continente africano.

Scalarini è stato un vignettista moderno, in anticipo sui tempi. Il suo è un segno rivoluzionario. Nonostante l´immediatezza infatti, le immagini di Scalarini, così austere e crepuscolari, hanno qualcosa di astratto, di metafisico: sembrano tratti dell´animo, disegni interiori, geometrie della psiche. In un´immagine contro la guerra c´è una donna vestita di nero che piange sulla bocca da fuoco di un cannone che sembra Madre coraggio di Brecht. Ecco poi i grassi capitalisti che sono pescecani con i denti aguzzi e le penne lustrascarpe del giornalismo asservite al regime. C´è poi la denuncia all´assassinio di Matteotti e un povero emigrante raffigurato con tratto espressionista mentre «va in giro per il mondo – come recita la didascalia – lasciando in ogni paese brandelli della sua povera carne. Lo stesso Mussolini in un´immagine è visto come una marionetta manovrata dall´alta finanza.

LA SATIRA CHE FA TREMARE IL POTERE

Giuseppe Scalarini nasce a Mantova il 29 gennaio 1873, tiene la prima mostra a Mantova nel 1890; in questa occasione conosce il coetaneo, futuro socialista e capo del governo Ivanoe Bonomi, con cui fonda nel 1891 la Società Letteraria. Scalarini Il 4 luglio dello stesso anno viene registrato per la prima volta presso la Prefettura di Mantova come iscritto al partito socialista e “frequentante la classe politica di persone affiliate a partiti sovversivi”. Per lui, in seguito a disegni antimilitaristi e antigovernativi, scatta la condanna per reato contro lo Stato. È costretto a rifugiarsi in Austria, poi a Berlino, ripara quindi a Londra, poi in Belgio e a Parigi.L’amnistia seguita alla salita al trono di Vittorio Emanuele III gli consente nel 1901 di tornare a Mantova. Trasferitosi a Milano, il 22 ottobre 1911, in piena guerra di Libia, pubblica la sua prima vignetta sull’Avanti!, diretto da Claudio Treves. Inizia così una collaborazione quotidiana che durerà fino al 10 gennaio 1926, anno delle famigerate “leggi eccezionali” censorie del regime fascista, producendo oltre 3700 inconfondibili vignette. I bersagli, più che singoli personaggi politici, sono temi universali e d’attualità: la guerra, la voracità del capitalismo, lo sfruttamento del proletariato, lo squadrismo fascista, la monarchia imbelle. La sua attività satirica gli procura tra il 1911 e il 1922 svariati processi. Nel 1920 viene aggredito a Gavirate (in provincia di Varese), da un gruppo di squadristi che gli somministrano l’olio di ricino. Nel novembre 1926, Scalarini viene picchiato a Milano da una squadra di camicie nere. L’aggressione gli causa la frattura della mandibola e una commozione cerebrale. Uscito d’ospedale, viene arrestato e trasferito davanti al Tribunale speciale, che lo condanna a cinque anni di confino, prima a Lampedusa, poi a Ustica. Gli viene impedito di firmare “qualunque suo lavoro di qualsiasi genere”, divieto che non viene mai revocato. Il 15 luglio 1940 viene nuovamente arrestato ed è internato nel campo di concentramento di Istonio. Muore nel 1948, dopo aver ripreso la collaborazione con l’Avanti. Della sua sterminata produzione satirica, ammirata anche in numerose mostre postume, restano 13.000 disegni, di cui circa 5800 originali.
















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