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Cna: l’Italia non è un paese di giovani, né per giovani

Eppure, dovranno essere proprio i giovani a sostenere l’economia in una società sempre più anziana. Questo l’argomento al centro di un convegno che si terrà stasera a Ferrara, promosso dalla CNA dell’Emilia Romagna.

Il primo problema – sottolinea proprio la CNA – è quello demografico: se nel 2008 1 italiano su 6 aveva meno di 35 anni, nel 2020 se ne prevede 1 su 7. Alla bassa natalità, si aggiunge la bassa mobilità sociale; basti pensare che in Italia, solo il 3% dei figli di operai riesce a salire qualche gradino della scala sociale per diventare libero professionista o imprenditore. E negli ultimi anni le cose sono peggiorate.

“E’ diventato più difficile – dice Elisa Muratori, coordinatrice dei Giovani Imprenditori di CNA Emilia Romagna – trovare il primo lavoro, anche se precario, anche se sottopagato, anche se non era quello che uno sognava da piccolo. Nel 2005, ad un anno dalla laurea, aveva trovato un posto più della meta’ dei giovani italiani, il 56,9%. Nel 2006 siamo scesi al 53%, nel 2007 al 47%. E con la crisi che non molla è difficile immaginare un’inversione di tendenza. Siamo una società che sta investendo poco sui giovani e sulla loro formazione. Anche tra gli imprenditori i giovani sono sempre di meno: gli under 35 erano il 22% nel 1997; dieci anni dopo erano scesi al 15%. Se questa è la situazione attuale, le previsioni su come sarà l’Italia tra vent’anni, non sono certo incoraggianti. Stando al Censis, i giovani tra i 18 e i 34 anni diminuiranno di circa 1 milione 235 mila unità scendendo da una quota del 20% della popolazione al 17,4%”.

“Possiamo permetterci tutto questo?”, si chiede la CNA. I Giovani Imprenditori CNA ritengono che sia giunto il momento di pensare a cosa mettere in campo subito per invertire rotta. Siamo convinti – spiega Irene Tagliani presidente regionale Giovani Imprenditori CNA – che le idee, la creatività e la tenacia delle giovani generazioni, siano le risorse su cui investire per lo sviluppo e la competitivita’ del Paese. Sono l’innovazione e la capacità di reinventarsi a determinare l’economia del futuro e ad influire positivamente sullo sviluppo socio – economico di un territorio, e questo è tanto più vero in un momento di crisi.

Ma la nostra percezione è che questo Paese non ci creda abbastanza. Lo dimostrano i bassi tassi di investimenti in ricerca e sviluppo effettuati in Italia rispetto alla media Ocse, proprio quando sarebbe, invece, più necessario incrementarli. Non è un caso se i nostri giovani ricercatori che vanno all’estero siano oltre 34.000. Questa situazione va modificata”. E i Giovani Imprenditori CNA hanno proposte e richieste precise. Nel Forum di Ferrara sono indicato le priorità. Se è vero che anche negli ultimi tre anni in Emilia Romagna, ragazzi e ragazze tra i 25 e i 39 anni, hanno continuato a costituire imprese e a fare investimenti è indispensabile che, in un momento congiunturale difficile come quello attuale, si investa sull’economia della conoscenza attraverso la formazione continua. Inoltre, occorre ampliare le possibilità di investire risorse a supporto degli interventi per la creazione e sviluppo di impresa ad alto contenuto tecnologico e innovativo. Tutto questo valorizzando e mettendo a sistema le esperienze e le competenze disponibili sul mercato, con progetti di promozione e assistenza tecnica per accompagnare i giovani nelle fasi iniziali della neo impresa. Per renderle poi competitive con quelle degli altri paesi, i Giovani Imprenditori CNA chiedono la riduzione del carico fiscale nei primi 3 anni di vita delle nuove imprese, valutando anche sgravi dell’Irap.

















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