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Educazione ai media: ricerca su 391 scuole dell’Emilia Romagna

La scuola si apre sempre più al mondo dei media, grazie anche all’uso delle nuove tecnologie. E’ questo uno dei dati che emergono dalla ricerca sulle “buone pratiche di media education nella scuola dell’obbligo” promossa dal Corecom dell’Emilia-Romagna assieme al dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e all’Ufficio scolastico regionale. I risultati della ricerca, condotta su 391 scuole primarie e secondarie di I grado dell’Emilia-Romagna che hanno restituito 5091 questionari, verranno illustrati venerdì 11 giugno nel corso di un convegno che si terrà nell’Aula magna della facoltà di Scienze della Formazione (via Filippo Re, 6 Bologna), dalle 14 alle 18.

All’incontro, oltre ai membri dell’équipe di ricerca coordinata da Roberto Farné, direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione, saranno presenti: Arianna Alberici, componente Corecom, Stefano Versari dell’Ufficio scolastico regionale, Luigi Guerra, preside della facoltà di Scienze dell’Educazione. Le conclusioni sono affidate a Franco Mugerli, presidente del Comitato Media e Minori.

L’obiettivo della ricerca era di raccogliere dati che consentissero sia di identificare la presenza dei media e delle attività di media education nella scuola, sia di cogliere la sensibilità da parte degli/delle insegnanti alla cultura dei media, alle tecnologie che la caratterizzano e al loro inserimento didattico. La realtà fotografata è in continua evoluzione. I dati indicano che la maggior parte degli insegnanti utilizza con una discreta frequenza i media in classe per valorizzare il lavoro didattico, avvalendosi del computer più di ogni altro strumento. Ovviamente persistono non pochi problemi, a partire dall’inadeguatezza della dotazione tecnologica destinata alla media education, evidenziata dal 65% degli insegnanti delle primarie e dal 54% di quelli delle secondarie. La proposta di analisi critica dei contenuti mediatici in ambito didattico si propone sempre più come strumento per arginare fenomeni come la riduzione del gioco libero, l’inibizione della lettura e la promozione di stili di vita consumistici che possono essere indotti dagli stessi media (tv e internet in particolare).

La metodologia della ricerca utilizzata in Emilia-Romagna è stata presa a riferimento anche in Puglia e Lombardia, dove la stessa indagine è stata avviata dai rispettivi Corecom.

















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