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Affrontare la crisi del Distretto ceramico: Province, Comuni e Regione per progettare il futuro

Uscita dalla crisi, innovazione, lavoro e formazione nel distretto ceramico modenese e reggiano. Sono questi i temi sui quali si sono confrontati, in un incontro avvenuto nei giorni scorsi, le Province di Modena e Reggio Emilia, gli undici Comuni del distretto ceramico e la Regione Emilia Romagna.

Il gruppo di lavoro, come ha affermato l’assessore regionale alle Attività produttive Duccio Campagnoli, «sarà un riferimento necessario per determinare le politiche regionali nel settore e non avrà solo il compito di gestire l’emergenza della crisi ma soprattutto quello di lavorare per il futuro affrontando i problemi di prospettiva e di ricollocazione, delle aziende e dei lavoratori, che la crisi ci ha posto».

Secondo i dati forniti da Confindustria Ceramica e dal centro studi Acimac, al termine del 2009 il distretto ceramico modenese e reggiano nel settore delle piastrelle di ceramica presentava una produzione in calo del 30 per cento, vendite diminuite di quasi il 20 per cento e oltre 9.500 addetti interessati dagli ammortizzatori sociali. Situazione analoga, con un calo del fatturato di circa il 30 per cento, si riscontra anche nel settore delle macchine per ceramica. La contrazione di produzione e vendita ha generato una marcata flessione dell’occupazione. Al 7 gennaio 2010 sono 9.538 (circa la metà del totale) gli occupati nelle imprese con sede legale nelle due province interessati dagli ammortizzatori sociali: 4.187 in cassa integrazione ordinaria, 2.619 in cassa integrazione straordinaria, 2.612 con contratti di solidarietà e 120 in mobilità collettiva. «Garantire che nessuno si trovasse da un momento all’altro senza stipendio continua a essere una priorità di intervento per far fronte alla crisi» – ha dichiarato Pierluigi Saccardi, vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia, ricordando le due «misure lungimiranti dell’anticipazione della Cassa integrazione straordinaria e dei contratti di solidarietà» adottate attraverso un apposito protocollo con le banche e grazie alla mediazione delle due Province. Il vicepresidente Saccardi ha anche sottolineato come «parallelamente agli interventi per tamponare le emergenze, la formazione rappresenti un elemento fondamentale per uscire dalla crisi. Per questo occorrerà potenziare e diffondere l’utilizzo di questo strumento da parte delle aziende che intendano riconvertire le proprie attività a favore della riqualificazione dei lavoratori e con l’obiettivo primario di salvaguardare così i posti di lavoro».

Nella formazione, ha confermato Francesco Ori, assessore provinciale al Lavoro e alla formazione professionale, «servono azioni “chirurgiche” mirate con precisione sulle esigenze immediate di riqualificazione dei lavoratori all’interno delle aziende». Ma oltre alla formazione, ha aggiunto Palma Costi, assessore provinciale alle Politiche economiche, «saranno necessarie politiche che stimolino e sostengano i processi di riconversione e la nascita di nuove aziende. Uno sforzo che deve essere sostenuto in ugual misura da istituzioni e da imprese. Come nel caso del polo per l’innovazione e la ricerca del distretto ceramico, la politica può fornire stimoli, idee e fondi ma bisogna che le imprese, con le loro associazioni di rappresentanza, si prendano la responsabilità di concorrere, di partecipare e di crederci».A questo ha positivamente risposto il presidente di Confindustria Ceramica Franco Manfredini, invitato all’incontro, che ha illustrato il progetto che entro il 31 di gennaio sarà presentato sul bando regionale dei distretti. Concordi sull’istituzione del tavolo e sulla necessità di trovare le forme per lavorare insieme su qualità e innovazione anche i sindaci presenti.

Il prossimo incontro del gruppo di lavoro, programmato tra un mese circa, si svolgerà a Reggio Emilia.

Produzione in calo, ma gli investimenti sono costanti

Sono 195 (i dati, contenuti nella 29ª Indagine statistica sull’industria italiana delle piastrelle di ceramica di Confindustria Ceramica, risale alla fine del 2008) le imprese italiane produttrici di piastrelle ceramiche: circa la metà (97) si trovano nel distretto ceramico modenese (68) e reggiano (29) e realizzano i quattro quinti della produzione totale.

Gli occupati sono 26.364, in flessione da otto anni consecutivi, in particolare per la categoria operai. Sono 578 i forni attivi in Italia, anche questi in netta flessione dagli anni ’90 (93 forni spenti nel solo biennio 2007-2008) e 512,5 milioni di metri quadrati di piastrelle prodotte in Italia nel 2008, in costante flessione da sette anni consecutivi per il rallentamento della domanda.

Rimane però costante la propensione agli investimenti in dotazione impiantistica (303 milioni di euro di investimenti del settore nel 2008) e l’internazionalizzazione continua a crescere: a fine 2008 sono presenti al di fuori dei confini italiani 20 società di diritto estero controllate da 9 gruppi ceramici italiani con 34 stabilimenti e 6.976 dipendenti, per una produzione totale di 126 milioni di metri quadri.

Il rapporto di Confindustria Ceramica rileva che le imprese hanno reagito alla crisi proseguendo l’attività di investimento che ha registrato un volume di risorse pari a 279 milioni di euro, per lo più destinate all’innalzamento della qualità dei materiali e alla realizzazione di nuovi prodotti tra cui le piastrelle “funzionalizzate” di nuova generazione, antibatteriche e fotovoltaiche, quelle a maggiore contenuto di design (decorazione digitale) e quelle come le piastrelle sottili, progettate per le più recenti destinazioni d’uso.

Le previsioni per il 2010 segnalano un’ulteriore flessione delle vendite del 3,4 per cento, derivante da un calo del 4 per cento nelle vendite estere e dal -2,1 per cento del mercato italiano mentre la produzione totale attesa rimane sostanzialmente su livelli del 2009, con una crescita dello 0,3 per cento.

















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