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Macello Valle del Leo: lavoratore ingiustamente licenziato risarcito da azienda

E’ stato risarcito dall’azienda per i mesi di lavoro persi il lavoratore e delegato sindacale Flai/Cgil – P.P.C. – ingiustamente licenziamento lo scorso 7
agosto dal macello Valle Del Leo di Fanano di Modena, per un presunto atto di insubordinazione nei confronti dell’amministratore delegato.


Tramite la causa patrocinata dalla Flai/Cgil di Modena con l’assistenza degli avvocati dello studio Giliani e Bertoni, il lavoratore ha ottenuto il
riconoscimento dello stipendio – pari a 11.500 euro – per i mesi di lavoro persi dal 7 agosto 2007 data del licenziamento, al 4 marzo 2008 quando il giudice del lavoro di Modena ha dichiarato inefficace e antisindacale il
licenziamento disponendo il reintegro del lavoratore.

“Un giusto risarcimento per il danno anche economico subito dal lavoratore in questi sette mesi – commenta Umberto Franciosi segretario generale Flai/Cgil Modena – sette mesi in cui, con moglie e due figli a carico, ha dovuto mettersi alla ricerca di un nuovo lavoro, che è riuscito a trovare con un contratto precario e a ben 60 km da casa!”.
Ma la storia di P.P.C. non finisce qui, e oltre al danno si aggiunge anche la beffa, poiché l’azienda che aveva disposto il reintegro intimato dal giudice solo come atto dovuto (poiché come espresso dalla sentenza era stato violato l’accordo interconfederale del 18/4/66 che prevedeva la consultazione dei sindacati per la rimozione dei dipendenti), ha poi proceduto a soli pochi giorni di distanza, il 12 marzo 2008, ad un nuovo allontanamento del lavoratore.
Così P.P.C. per 7 mesi ha subito un lavoro precario e lontano da casa, che ha dovuto lasciare per riprendere servizio alla Valle Del Leo, da cui è stato nuovamente licenziato !!!

“Il nostro delegato sta subendo una chiara discriminazione per il ruolo sindacale che ricopriva, l’unico delegato presente in azienda – aggiunge Franciosi – che si era adoperato a garanzia della salute e sicurezza, per le condizioni di lavoro e per il rispetto delle norme igienico-sanitarie, ma anche per l’attività di contrasto alle pseudo cooperative che
somministrano irregolarmente manodopera in tutto il settore delle carni e anche in questa impresa”.

“Siamo convinti della discriminazione antisindacale e della infondatezza e pretestuosità del licenziamento – aggiunge Franciosi – con i nostri legali siamo fiduciosi di riuscire a dimostrarlo anche nella prossima udienza
fissata per il 10 giugno per ottenere un chiaro ordine di reintegra”.
“Vorrei ricordare che già in prima istanza, il giudice dichiarando inefficace ed antisindacale il licenziamento per il mancato rispetto della
procedura prevista dall’accordo interconfederale 18/4/1966 (mancata consultazione delle OOSS), ha anche espresso un parere nel merito della vicenda, ritenendo il licenziamento in ogni caso una sanzione
sproporzionata”. Inoltre, diverse testimonianze di lavoratori raccolte in aziende e ascoltate durante il primo dibattimento avevano già dimostrato l’infondatezza delle contestazioni attribuite al rappresentante sindacale.
















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