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Modena: Ascom Confcommercio su Irpef locale e Tarsu

Una fermezza che rasenta l’ostinazione, porta l’80% dei comuni della nostra provincia ad inasprimenti inusitati dell’imposizione locale, dove gli aumenti che superano il 100% si sprecano (a cominciare da Modena che passa dal 0,2 al 0,5) e con punte di +700% a Finale.

Questa visione pseudo aziendalista di negazione della politica e di rifiuto ad esaminare sacche di sprechi e inefficienza nelle macchine comunali – afferma Ascom Confcommercio – si estende a un tremebondo rapporto del Comune di Modena con l’ex municipalizzata Hera di cui si avallano pingui utili sulle spalle dei cittadini i quali, beffati dal passaggio della Tarsu da tassa a tariffa, si devono anche pagare la raccolta differenziata, alla faccia dell’annunciata incentivazione di questa sana abitudine.

Reggio Emilia e Firenze non aumentano l’irpef locale. Firenze a un’ora di macchina e Reggio a 20 minuti sembrano appartenere a mondi lontani. In realtà le situazioni non possono presentarsi tanto diverse e questo fatto dimostra il modo di evitare la mungitura di cittadini e imprese gravando su irpef, tarsu e tariffe varie come asili, scuole materne e mense.

E allora – continua Ascom Confcommercio – va manifestata senza equivoci la stanchezza di imprenditori e cittadini per la mancanza di senso del governo della cosa pubblica che infesta i nostri comuni, dove la parola riformismo è stata relegata in pallidi ricordi di campagne elettorali. Riformismo amministrativo significa dimostrare la capacità e il coraggio degli amministratori di allontanarsi dalla vecchia concezione burocratica della macchina comunale, individuando inefficienze e sprechi, migliorando la produttività e mantenendo i servizi senza gravare su cittadini e imprese, già ampiamente impegnati sino ad oggi a coprire i buchi prodotti dalle costose pastoie della vecchia burocrazia.

La fiducia dei cittadini – conclude Ascom Confcommercio – passa attraverso l’impegno per guadagnarsela. Continuare sulla strada intrapresa dalle nostre Amministrazioni locali significa rinnegare il “principio dell’ascolto” più volte proclamato e soprattutto rifiutare il significato di una sana politica di governo.
















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