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Mobilità e lavoratori in esubero nel territorio bolognese

Mobilità e lavoratori in esubero nel territorio bolognese: i dati del 2006. L’assessore al Lavoro Paolo Rebaudengo traccia un bilancio.


Alla ripresa dell’attività, all’inizio 2007, il Servizio politiche attive del lavoro e della formazione della Provincia di Bologna ha trovato ben 25 procedure di licenziamenti collettivi e 3 di cassa integrazione straordinaria aperte da 28 imprese nell’ultimo trimestre del 2006 e in attesa di trovare una conclusione. Tra queste il pastificio Corticella di Bologna, la Bahlsen di Bazzano, la Delphi Italia di Molinella, la Reno de Medici di Marzabotto, la Libreria Sala Borsa di Bologna, le Poste Italiane nelle diverse sedi bolognesi.
I lavoratori interessati sono 546.

Nel riepilogare i dati dell’anno trascorso, l’assessore al Lavoro Paolo Rebaudengo rileva come durante il 2006 siano state concluse 76 procedure (erano state 72 nel 2005 e 63 nel 2004), di cui 60 di licenziamenti collettivi, 9 di Cassa integrazione straordinaria (CIGS) e 7 richiedenti contemporaneamente licenziamenti collettivi e CIGS. Queste procedure hanno
comportato la collocazione in mobilità di 1.216 lavoratori (1.545 nel 2005 e 682 nel 2004) e la cassa integrazione straordinaria per crisi o per
ristrutturazione per 1.354 (di cui oltre la metà, in una sola azienda del settore moda), contro 670 nel 2005 e 175 nel 2004.
Tra le aziende coinvolte Timavo e Tivene di Minerbio, Biochimici di Quarto Inferiore, Lamborghini di Sant’Agata Bolognese, Parker di Bologna, Sfir di San Pietro in Casale, Manuli di Calderara, Leaf Italia di San Pietro in Casale e di Zola Predosa, Vuelta International di Castel San Pietro, Sinudyne di Ozzano, Officine Grafiche Calderini di Ozzano, Viro di Zola Predosa, Panifici Italiani di Calderara, Officine Ortopediche Rizzoli di
Bologna, Ceam di Calderara.
Delle 76 procedure, 31 si sono chiuse con un accordo in sede sindacale, 30 con un accordo che ha visto la mediazione dell’assessorato al Lavoro della Provincia, 1 con accordo presso la Regione, 6 con accordo presso il Ministero del Lavoro, mentre 6 sono stati i mancati accordi e 2 procedure sono state ritirate dalle aziende nel corso della trattativa. Questa proporzione è molto simile a quella dei due anni precedenti.
I settori più coinvolti sono stati il metalmeccanico con 16 procedure, il commercio con 9, l’edilizia e il tessile con 6 ciascuno.

Sommando i lavoratori collocati in mobilità fra le procedure chiuse nel 2006 e quelle chiuse in precedenza, nel corso dell’anno appena trascorso sono stati messi in mobilità 2.848 lavoratori (1.373 donne e 1.475 uomini), di cui oltre il 50% di età sopra i 40 anni. Erano stati poco meno (2.789)
l’anno precedente, mentre nel 2004 erano stati 2.538.

Rebaudengo ha sottolineato come, pur nel contesto di un mercato del lavoro locale vivace e, secondo gli osservatori, di sostanziale “pieno impiego”, che consente, anche con il supporto dei Centri per l’Impiego della Provincia, la ricollocazione al lavoro delle persone espulse dal proprio posto di lavoro, il numero complessivo degli iscritti nelle liste di mobilità sia di anno in anno in crescita: erano 3.000 alla fine del 2004;
sono diventate 4.200 alla fine del 2005 e 4.900 alla fine del 2006, a dimostrazione della esigenza di intensificare le azioni pubbliche di politiche attive del lavoro. Anche in considerazione, continua l’assessore, del fatto che negli anni è aumentato il periodo di permanenza nelle liste
di mobilità. Infatti, dei 4900 lavoratori iscritti nelle liste di mobilità, il 15% ha avuto una permanenza di oltre due anni (era il 10% nel 2004, il 30% tra i 12 e i 24 mesi (nel 2004 la quota era il 24%) mentre il 55% inferiore a 12 mesi.

















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