Il tragico incidente verificatosi a Milano dimostra che la sicurezza degli impianti a gas è ancora un grave problema. Secondo le rilevazioni di Confartigianato, non più del 70% dei cittadini esegue una corretta manutenzione delle caldaie. E, negli ultimi 4 anni – in base alle statistiche del Comitato Italiano Gas – a causa del malfunzionamento di impianti a gas, si sono registrati in media 163 incidenti all’anno.
Gli incidenti sono concentrati al Nord (3 incidenti su 4) e sono prevalentemente causati dall’insufficiente ricambio d’aria del locale (4 incidenti su 10), a cui segue la carenza di manutenzione (2 incidenti su 10).
Gli impianti maggiormente a rischio sono le caldaie autonome (causa di 1 incidente su 3), seguono scaldabagni e apparecchi di cottura, responsabili di 2 incidenti su 10 ciascuno.
Confartigianato ricorda che è importante farsi installare impianti a gas unicamente da imprese del settore installazione impianti, regolarmente iscritte alla Camera di Commercio, in possesso dei requisiti imposti dalla legge n. 46/90, che rilasceranno alla fine dei lavori una dichiarazione di conformità dell’impianto eseguito.
Chi utilizza caldaie autonome, sia come inquilino sia come proprietario, è responsabile del corretto funzionamento dell’impianto e della sua manutenzione.
Per evitare rischi è sufficiente rispettare alcune semplici regole:
No al ‘fai da te’. Controlli e manutenzioni solo da operai abilitati. Confartigianato ricorda che, per essere in regola, bisogna far eseguire i controlli da parte di una impresa abilitata, secondo quanto stabilito dalle legge 46/90 sulla sicurezza degli impianti. La legge prevede che le opere di installazione, ampliamento, trasformazione e manutenzione degli impianti tecnici (non solo caldaie ma anche ascensori, impianti elettrici, termici, idraulici, di climatizzazione e d’antenna) devono essere eseguite soltanto da operatori abilitati.
Per evitare disavventure, e rispettare la legge, bisogna quindi sempre scegliere un tecnico in possesso di un certificato che ne attesti i requisiti tecnico-professionali e che viene rilasciato dalla Camere di commercio o dalle Commissioni provinciali per l’artigianato.
Questi operatori abilitati devono verificare la buona tenuta dell’impianto, la corretta espulsione dei fumi e l’eventuale ostruzione della canna fumaria, il corretto funzionamento dell’apparecchio.
Al termine dell’intervento, il proprietario riceve un rapporto di controllo tecnico (il cosiddetto modello “G” per gli impianti entro i 34,8 kW di potenza oppure “F” per gli impianti oltre i 35 kW di potenza) in cui sono indicate le condizioni della caldaia, i controlli e le verifiche che sono stati effettuati ed eventuali osservazioni, raccomandazioni e prescrizioni per il suo buon funzionamento. Nel caso in cui vengano riscontrate anomalie non eliminabili, l’impresa mette “fuori servizio” l’impianto.
La ditta abilitata deve anche aggiornare il libretto d’impianto o di centrale, vero e proprio documento di d’identità della caldaia e dell’impianto. Esso contiene i dati del proprietario, dell’installatore e del responsabile della manutenzione. Ma anche la descrizione dei principali componenti della caldaia, gli interventi e le verifiche strumentali effettuate e gli eventuali controlli operati dagli Enti locali.
Ricambio d’aria. E’ necessario fare attenzione sempre alla corretta ventilazione dei locali dove sono installati apparecchi a fiamma libera, che siano un piano di cottura, uno scaldabagno o una caldaia che preleva l’aria dall’ambiente in cui si trova. Senza il giusto ricambio d’aria, si rischia di bruciare l’ossigeno e saturare l’ambiente. Mai chiudere le prese d’aria di ventilazione.
Canna fumaria efficiente. Se la canna fumaria non tira bene si può verificare un ritorno di ossido di carbonio. Oltre alle periodiche verifiche della canna fumaria, è consigliabile installare una sonda di controllo che, in caso di pericolo, entra in funzione e blocca il funzionamento dell’apparecchio.
Attenzione al caminetto. Nel caso in cui siano presenti nella stessa stanza un impianto a gas e un camino alimentato a legna, è indispensabile che l’apparecchio sia di tipo “C” prelevando l’aria dall’esterno. Il camino, infatti, potrebbe nel caso di apparecchi che prelevano l’aria dall’ambiente aspirarli e riportare indietro l’ossido di carbonio.
Confartigianato ricorda che in Italia operano oltre 63.000 imprese artigiane di installazione impianti termoidraulici, con circa 150.000 addetti. Le Regioni con la maggiore presenza di imprese del settore sono la Lombardia con 12.873 imprese, pari al 20,4% del totale, il Piemonte (7.009 imprese, pari all’11,1% del totale), il Veneto (6.794 imprese pari al 10,8% del totale) e l’Emilia Romagna (6.220 imprese, pari al 9,9% del totale).