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Chirurgia della Mano: un ponte di solidarietà tra Modena e la città indiana di Jamkhed

Alcuni professionisti del Policlinico hanno partecipato a una missione umanitaria organizzata da GICAM

Ottomila chilometri, una distanza pari a sei volte e mezzo la lunghezza della Penisola Italiana. Questa è la distanza tra Modena e Jamkhed, città di 27.000 abitanti nello stato indiano del Maharashtra, nel cuore della Penisola indiana. Grazie alla disponibilità di alcuni professionisti della Chirurgia della Mano dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, per una settimana, questa distanza si è annullata in nome della solidarietà.

Un lungo viaggio da Milano-Malpensa fino a New Delhi, poi un successivo volo per Pune ed infine un trasferimento in bus di oltre 6 ore per raggiungere Jamkhed- Maharashtra sede del Comprehensive Rural Health Project. La missione è stata coordinata e organizzata da GICAM (Gruppo Internazionale Chirurghi Amici della Mano) che da anni svolge una intensa attività in India e in Africa rivolta al trattamento specifico di patologie a carico dell’arto superiore.

Alcuni mesi fa sono stata contattata dal nostro ex Direttore, il dottor Roberto Adani, ora in pensione, – ha raccontato la dottoressa Giovanna Petrella, medico della Chirurgia della Mano del Policlinico di Modena, diretta dal dottor Andrea Leti Acciaroper chiedere la mia  disponibilità a partecipare a una missione umanitaria in India e ho immediatamente accettato con grande entusiasmo, coinvolgendo nel progetto anche il fisioterapista Francesco Caselgrandi e lo strumentista di sala operatoria Rocco Cutrino. Abbiamo riunito il gruppo di Chirurgia della Mano che per anni ha lavorato e operato insieme in grande armonia”.

L’equipe del Policlinico ha donato una settimana delle proprie ferie ai cittadini di Jamkhed tra fine luglio ed inizio agosto 2025. Sono stati visitati una cinquantina di pazienti e una trentina sono stati selezionati per essere sottoposti ad intervento chirurgico.

Si è trattato nella maggior parte dei casi di bambini affetti da deformità congenite della mano e di adulti con esiti di gravi ustioni alle mani – ha concluso Petrellapurtroppo, alcune erano donne in cui l’ustione era stata causata deliberatamente. Abbiamo lavorato intensamente, non volevamo scontentare nessuno anche perché molti pazienti venivano da lontano con grossi sacrifici e scarse possibilità economiche.

È stata un’esperienza unica, soprattutto da un punto di vista umanohanno concluso i professionistitutti i pazienti operati, piccoli e grandi, insieme alle loro famiglie hanno dimostrato una grande riconoscenza per l’opera svolta, evidenziata nel momento dei saluti con una calorosa cerimonia di addio. Il ricordo di queste giornate, dei bambini, dei loro sguardi e dell’affetto ricevuto ci accompagnerà a lungo, speriamo di ritornare a Jamkhed già dal prossimo anno”.

Adani, Caselgrandi, Petrella e Cutrino
















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