Nel giorno della ricorrenza della sua morte, avvenuta il 27 agosto del 1946, si è svolta questa mattina la cerimonia di commemorazione di Farri attraverso la deposizione di un mazzo di garofani sulla sua tomba.
Presenti il Sindaco di Casalgrande, Giuseppe Daviddi, i membri della Giunta comunale, i Consiglieri comunali – ricordiamo che a Umberto Farri è dedicata la Sala consigliare presso la Casa comunale – le autorità civili e militari oltre a un buonissimo numero di cittadini.
Presenti, anche, Daria De Luca, Responsabile Nazionale Cultura e membro della Segreteria nazionale del Partito Socialista Italiano, e l’ex Segretario provinciale Armando Anceschi.
Una cerimonia, che è stata impreziosita anche dalla presenza di una pro nipote del Sindaco Farri.
Il Sindaco Daviddi ha rimarcato: “L’importanza di una giornata come quella odierna perché questa ha la funzione di riaffermare una volta di più i valori più importanti che l’attività di amministratore di Umberto Farri ha portato avanti nel suo ruolo di Primo Cittadino. L’attenzione al sociale. L’attenzione alle persone più bisognose. La persona, le sue necessità, sempre e comunque al centro della sua azione di amministratore. Valori questi, che non hanno colore politico, ma che dovrebbero essere il faro che guida un Sindaco, un Assessore o un consigliere nella sua azione indipendentemente dal colore politico o dal partito di appartenenza. Assieme a questo Farri è stato alfiere di una politica che oggi si sta sempre più disperdendo nei meandri di uno scontro politico fatto spesso di parole usate come ‘armi’ e non come strumento di dialogo e confronto. Proprio il dialogo e il confronto sono stati i mezzi che hanno permesso a Umberto Farri di governare e incidere fortemente nella vita di Casalgrande. Capacità di ascolto, pacatezza, apertura a un confronto sereno e senza preconcetti con le controparti sono valori che Umberto Farri ci ha trasmesso e che dobbiamo tenere vivi”.
“L’auspicio è che giornata come quella di oggi diventino una tradizione anche negli anni a venire, indipendentemente da chi amministrerà Casalgrande. Il patrimonio di insegnamenti e di visione che Farri ci ha tramandato non può essere disperso. Nella speranza, al contrario, che sempre più giovani possano avvicinarsi a questa figura. A questi momenti di ricordo e insegnamento”.
Daria De Luca nel ringraziare l’Amministrazione comunale per l’attenzione nel voler ricordare un personaggio della valenza di Umberto Farri: “Nella postura mantenuta nel voler dare una connotazione storica oggettiva a una ricorrenza che per noi Socialisti è importantissima come quella di oggi. Un momento che per noi è fondamentale perché rappresenta l’incarnazione dei valori fondanti del fare politica socialista: democrazia, giustizia, e pratica della giustizia sociale”.
Armando Anceschi riprende una frase tanto casa a Farri: “In questa occasione desidero ricordare una frase che usa spesso ricordare lui ‘Il Comune deve essere trasparente come una casa di vetro’. Vedete come questa possa essere ancora attuale. Per anni sono venuto sulla tomba di Umberto Farri, nella calura di agosto, per tenere vivo il ricordo di un uomo probo. Di un galantuomo. Un grazie al Sindaco Daviddi e all’Assessore Cassinadri per aver raccolto ‘doverosamente’ il testimone nel rinverdire il ricordo di Umberto Farri”.
Assente, era la prima volta, l’ex onorevole socialista Mauro Del Bue che ha affidato il ricordo di Umberto Farri a uno scritto letto per intero dal Sindaco Daviddi durante la commemorazione e che riportiamo di seguito.
“Al sindaco Daviddi.
Grazie caro sindaco e ancora grazie, perchè sei il primo sindaco di Casalgrande a ricordarsi di Umberto Farri: a intitolargli la sala del Consiglio comunale, a promuovere ogni anno la memoria del suo martirio. Per anni solo l’onorevole Amadei e il Psdi hanno sfidato la calura estiva e le diffidenze dei più e hanno tenuto vivo il ricordo di questo uomo che ha sofferto l’emarginazione e la violenza fascista e poi è stato barbaramente colpito da una violenza settaria di segno opposto. Poi cominciai io per il Psi negli anni ottanta e da una mia commemorazione di Farri esplose il caso del Chi sa parli di Otello Montanari che ammise il coinvolgimento di figure di primo piano del Pci in alcuni episodi di omicidio politico. Ne scaturì un fatto di portata nazionale. Ma voglio tornare a Farri. Era presidente del Comitato di liberazione del suo comune quando fu colpito dalle pallottole del suo assassino. Si presentarono in tre con la faccia coperta da fazzoletti rossi. Uno fece da palo e si piazzò sulla porta d’ingresso e gli altri due aggredirono Farri che si spense solo dopo alcune ore all’ospedale di Reggio dopo una disperata operazione del chirurgo dottor Franzini, che nel 1958 divenne anche senatore socialdemocratico. La magistratura aprì un’inchiesta che non approdò a nulla. Pochi giorni prima tre ex partigiani, agli ordini di Domenico Braglia, sindaco di Castellarano, detto Il Piccolo padre, ammazzarono il fratello dell’onorevole liberale Alberto Ferioli, Ferdinando, a Sassuolo. Si cercò di collegare i due delitti. Si tentò di andare alla ricerca degli scontri politici che Farri fronteggiò nel Cln con alcuni estremisti di Casalgrande che intendevano fucilare alcuni fascisti senza processo riscontrando in lui ferma opposizione. Si rilevò che nelle frange partigiane qualcuno approfittava del potere per fare mercato nero e Farri lo scoprì e questo qualcuno glielo giurò. Io penso, più probabilmente, che Farri venne colpito perchè socialista democratico e riformista così come pochi giorni prima venne colpito, e si salvò fortunatamente, il sindaco di Reggiolo Egisto Lui che di Farri era compagno e amico, condividendo le stesse posizioni politiche interpretate a Reggio dall’onorevole. Alberto Simonini e a Roma da Giuseppe Saragat. Farri è un martire della violenza politica del dopoguerra. Uno dei tanti e dei troppi, purtroppo. Ma è il solo delitto, il suo, del quale non è stato nè individuato un colpevole né celebrato un regolare processo. E’ tardi per pretendere di abbattere il muro di omertà e di colpevoli reticenze che ha sovrastato il delitto. In una dimensione paesana che ricorda da vicino il clima di certi comuni del Sud, qui però intrisa di settarismo politico e non di delinquenza comune, ma di paura, questa sì, di assumersi precise responsabilità personali. Sono passati decenni, troppi decenni e il mondo è cambiato. I protagonisti di allora sono tutti morti e forse i figli e i nipoti non sanno nulla. Ma tenere viva la memoria di un sindaco socialista che combattè con coraggio il fascismo ma non cedette mai all’estremismo violento e facinoroso questo lo ritengo doveroso per tutti i democratici. Purtroppo io sono presente solo con questo scritto e anche col cuore e non, come avrei dovuto, di persona, visto che dagli anni ottanta in poi non sono mai mancato a questo appuntamento. Un doveroso rito laico e di riflessione nel segno della giustizia e della verità. Adesso lascio volentieri a te, caro sindaco, e ai tuoi collaboratori, il testimone. So che è in buone mani. Credimi affettuosamente tuo con riconoscenza,
Mauro Del Bue”