Una chiocciola d’acqua dolce come nuovo strumento per la ricerca neuropsichiatrica. Lo dimostra uno studio coordinato dall’Università degli di Modena e Reggio Emilia, pubblicato sulla rivista Translational Psychiatry del gruppo Nature, che documenta per la seconda volta al mondo un comportamento ansioso-simile in un organismo non appartenente alla classe dei mammiferi: la Lymnaea stagnalis, chiocciola di stagno.
Il comportamento osservato risponde alla somministrazione di alprazolam, uno dei principali farmaci utilizzati per trattare i disturbi d’ansia, ed apre nuove possibilità per la ricerca traslazionale. Il lavoro nasce dal gruppo coordinato dai Professori Fabio Tascedda e Cristina Benatti e ha come prima autrice la Dott.ssa Veronica Rivi. Il titolo dello studio è “First evidence of an anxiety-like behavior and its pharmacological modulation in a molluscan model organism, Lymnaea stagnalis”.
Alla realizzazione del progetto hanno contribuito anche la Vrije Universiteit di Amsterdam (Prof. Joris M. Koene), il Balaton Limnological Research Institute in Ungheria (Prof. Zsolt Pirger), la FLAME University in India (Prof.ssa Anuradha Batabyal) e l’Hotchkiss Brain Institute dell’Università di Calgary, Canada (Prof. Ken Lukowiak). La collaborazione ha coinvolto alcuni tra i principali gruppi di ricerca a livello internazionale impegnati nello studio di modelli invertebrati per l’indagine delle basi neurobiologiche dei disturbi mentali.
“Da anni il nostro laboratorio lavora allo sviluppo di modelli animali validi per la ricerca traslazionale,” spiega la Prof.ssa Cristina Benatti. “I nostri risultati indicano che le risposte a stress e ansia sono profondamente radicate nella storia evolutiva e conservate tra specie molto diverse, rappresentando una strategia di sopravvivenza comune. Lymnaea si sta confermando un modello estremamente utile per studiare i meccanismi alla base delle funzioni cognitive e della risposta allo stress, fondamentali non solo per le emozioni ma anche per numerosi disturbi psichiatrici.”
L’impiego della chiocciola di stagno garantisce una forte riduzione dell’utilizzo di mammiferi nelle fasi iniziali della sperimentazione. Lo studio si colloca infatti nell’ambito dei principi delle 3R (Replacement, Reduction, Refinement), che orientano la ricerca scientifica verso approcci più etici e sostenibili.
“Siamo consapevoli che nessun modello animale possa replicare completamente la complessità del cervello umano. Tuttavia, Lymnaea rappresenta un valido modello complementare alla ricerca sui mammiferi, soprattutto nelle fasi iniziali della ricerca preclinica. Il suo utilizzo consente di semplificare gli studi, riducendo il numero di mammiferi utilizzati nelle fasi successive, unitamente ai tempi e costi della sperimentazione. Una scelta che coniuga rigore scientifico ed etica,” spiega la Dott.ssa Veronica Rivi.
“Questa scoperta non è solo un importante passo avanti per la ricerca traslazionale” conclude il Prof. Fabio Tascedda, “ma anche il frutto di una straordinaria rete di collaborazione internazionale, resa possibile grazie al sostegno della Regione Emilia-Romagna, da sempre in prima linea nella promozione dei metodi alternativi, e ai fondi FAR dei Dipartimenti di Scienze della Vita e di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze di Unimore.”