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Cisl inaugura a Reggio Emilia il primo baby pit stop per le mamme

“Cisl è orgogliosa di accogliere un Baby Pit Stop per l’allattamento al seno nel cuore dei nostri uffici e dei nostri servizi. No, non è un gesto simbolico. E’ una scelta di cambiamento, un inno al lavoro che incontra la vita, alla cura che entra nei luoghi della rappresentanza”.

Così Rosamaria Papaleo, leader di Cisl Emilia Centrale, ha tagliato ufficialmente il nastro inaugurale della nuova postazione per l’allattamento al seno dedicata agli utenti degli uffici del sindacato di via Turri.
Presente con fascia tricolore l’assessora Annalisa Rabitti, che col Comune di Reggio ha spinto tantissimo a favore di questo progetto che celebra la Settimana Mondiale per l’Allattamento Materno (Sam), lanciato in collaborazione con il Tavolo interistituzionale sull’allattamento materno e diritti alla genitorialità. Con Rabitti erano presenti l’Azienda Usl-Ircss, la consigliera provinciale Claudia Martinelli (delega alle Pari Opportunità), Patrizia Campari (Unicef Reggio Emilia) e Francesca Bonomo (consigliera di Parità provinciale).

 

MOLTO PIU’ DI UN SIMBOLO

“Offrire alle madri un ambiente intimo e sicuro per l’allattamento significa ribadire l’impegno per dare un futuro importante alle donne che lavorano, troppo spesso penalizzate”, osserva Antonella Tidona (responsabile Cisl del Coordinamento politiche di genere)

Lo confermano i dati delle dimissioni volontarie, una ferita che fa male. Nel 2024 in Emilia-Romagna le convalide di dimissioni e risoluzioni consensuali di genitori con figli 0-3 anni sono state 5.955: il 65% riguarda lavoratrici madri. Reggio Emilia ricalca esattamente l’andamento regionale: le uscite sono state 745 (a Modena 985) e colpiscono soprattutto le madri. Tre dimissioni femminili su quattro derivano dal mix micidiale di  carenza dei servizi (quasi il 50% delle motivazioni) e di problemi organizzativi sul lavoro (circa il 30%). Per i padri, invece, la prima causa di dimissioni è il passaggio ad altra azienda (66,6%).

SERVIZI E CONTRATTI MIGLIORI

Sul fronte dei servizi il problema è la forza economica delle famiglie. Per accedere a nido e materna reggiani una coppia tipo della classe media, con un reddito netto complessivo di 38.000 euro all’anno, spenderà oltre 17.000 euro in sei anni. Alla fine delle elementari quel figlio avrà già divorato 23.560 euro, calcolando la mensa. “Alla gestione dei figli, si somma, poi, il grande tema degli anziani non autosufficienti:  il sistema classico delle case protette reggerà sempre meno, considerando i ritmi di invecchiamento (anche) della popolazione reggiana. A pagarne il prezzo, senza una riforma vera, saranno ancora una volta le donne”, assicura Tidona.
I problemi che investono le donne sul luogo di lavoro chiamano in causa, invece, lo strumento più potente nel dna del sindacato. Si chiama contrattazione di secondo livello, quella con le aziende, indispensabile per  conquistare orari flessibili, banche ore solidali, più permessi retribuiti per poter accudire un bimbo ammalato o per non diventare pazzi con la gestione delle udienze a scuola. La contrattazione che deve costruire una organizzazione del lavoro adeguata con modalità innovative e parità di condizioni tra uomini e donne, a cominciare dai congedi. “Cisl sta ottenendo tanto con la contrattazione, disegnando un nuovo welfare che integri pubblico e privato. Non molliamo, perché risolvere la questione femminile significa riaccendere il motore della classe media e contrastare il crollo demografico. Ecco, allora che un Baby Pit Stop nei nostri uffici a Reggio, aperto alla comunità, è il simbolo di un sindacato che negozia, innova e mette al centro le lavoratrici e le famiglie”, chiosa Papaleo.

Per Orietta Ruccolo, segretaria confederale Cisl Emilia-Romagna, “questa iniziativa spiega bene la Cisl, sindacato che è parte integrante della Comunità, in prima linea per proposte e politiche strutturali che incidano realmente sul benessere delle donne, delle famiglie, delle persone. Il binomio maternità-occupazione femminle è fondamentale, soprattutto in considerazione della attuale fase di denatalità, da affrontare con misure adeguate per dare futuro alle Comunità. Questo Pit Stop rappresenta, in coerenza con il nostro essere sindacato pragmatico e partecipativo, un gesto concreto di accoglienza delle persone, a partire dalle mamme, per raccoglierne le esigenze e darvi un riscontro, in rete con gli altri soggetti del territorio, ognuno per la sua parte. L’auspicio è che questo sia il primo di tanti Pit Stop nelle nostre sedi in tutta la regione”.

















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