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Economia e occupazione in Emilia – Romagna, Cgil: emerge un quadro preoccupante

In questo momento risultano attivi circa 50 tavoli di crisi che riguardano imprese operanti in Emilia-Romagna, insediati presso i Ministeri competenti, in Regione, nelle Prefetture e presso gli Enti Locali. Tavoli che coinvolgono circa 10 mila lavoratrici e lavoratori.

Sono coinvolte imprese operanti in tutte le Province della regione e in quasi tutti i settori produttivi.

Sono dati che trovano riscontro nella rilevazione sulle ore di cassa integrazione autorizzate dall’INPS: nei primi 6 mesi del 2025 in Emilia-Romagna sono state autorizzate quasi 34 milioni di ore di cassa integrazione, in aumento del 20% rispetto al 2024 e addirittura del 102% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Alcuni settori risultano particolarmente colpiti: la meccanica – con le sue filiere strategiche per l’economia regionale – vede quasi 23 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione (+31% sul 2024 e +189% sul 2023). Particolarmente esposti anche i distretti della moda, dell’abbigliamento e del calzaturiero, dove la presenza significativa di PMI e di imprese artigiane rende ancora più difficile il monitoraggio della crisi del settore.

Lo stesso quadro emerge dai dati sulla produzione industriale, in calo sostanzialmente ininterrotto da oltre 2 anni a livello nazionale. Unioncamere Emilia-Romagna ha segnalato a livello regionale un calo del 3,2% della produzione industriale per il 1° trimestre 2025, registrando una particolare sofferenza per i settori della meccanica, dell’automotive e della moda. E devono ancora materializzarsi gli effetti dei dazi americani e delle tensioni internazionali crescenti, che certamente impatteranno in particolare sui settori più vocati alle esportazioni.

“L’elemento che registriamo nell’ultimo periodo – commenta la CGIL Emilia Romagna – è una regressione preoccupante nella responsabilità sociale da parte di molte imprese: ci troviamo sempre più spesso di fronte a multinazionali che, anche in settori che non sono in crisi, aprono procedure di licenziamento collettivo rifiutando ogni confronto e negando l’accesso agli ammortizzatori sociali disponibili. Qualcuno in qualche angolo del mondo decide dalla sera alla mattina di chiudere una fabbrica o di fare profitto in altro modo, delocalizzare la produzione e lasciare a casa decine o centinaia di lavoratrici e lavoratori: un fatto vergognoso. L’apertura unilaterale delle procedure di licenziamento prima di avviare il confronto sindacale sta diventando un “metodo” per porre lavoratrici e lavoratori sotto un odioso e inaccettabile ricatto occupazionale. Una rottura con la storia delle relazioni sindacali e industriali che caratterizzano questa regione ”

E’ il caso di Yoox Net-A-Porter Group (YNAP), che – recentemente acquisita dal gruppo tedesco LuxExperience ha avviato formalmente il 2 settembre la procedura di licenziamento collettivo per oltre il 20% della forza lavoro complessiva: 211 lavoratori su un organico di 1.091, di cui circa 150 sul territorio bolognese e una cinquantina a Milano, oltre al trasferimento di ulteriori 40 lavoratori da Landriano a Milano.

In Emilia-Romagna, il Patto per il Lavoro e per il Clima sottoscritto dalle Organizzazioni Sindacali, dalle Associazioni Datoriali e dagli Enti Locali del territorio prevede impegni sociali ben precisi: operare per la salvaguardia dell’occupazione, escludendo procedure unilaterali di licenziamento collettivo anche attraverso l’utilizzo preventivo di tutti gli ammortizzatori sociali.

“Si apre proprio nelle prossime settimane – sottolinea la CGIL regionale – il confronto per una manutenzione e un aggiornamento del Patto per il Lavoro e per il Clima. Dobbiamo fare presto e bene per dare risposte all’altezza della difficile situazione economica e sociale che ci troviamo ad affrontare. Va rafforzato l’impegno ad escludere in ogni caso le procedure unilaterali di licenziamento: questo per noi sarà un punto sicuramente fondamentale. Per rafforzarlo servono condizionalità forti  e coraggiose nell’accesso alle risorse pubbliche ed in particolare a quelle messe a disposizione dalla Regione: per richiedere risorse pubbliche le imprese devono assumere l’impegno a non licenziare, a rispettare norme e contratti e deve essere prevista la restituzione fino all’ultimo centesimo nel caso in cui questi impegni vengano violati. E deve valere per tutti, anche per le multinazionali che arrivano nel nostro territorio e non possono pensare di rilevare marchi e professionalità per poi scappare via.”

















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