lunedì, 8 Settembre 2025
17.1 C
Comune di Sassuolo
HomeBolognaCom’è nato il “boom economico” dell’Italia medievale?





Com’è nato il “boom economico” dell’Italia medievale?

Guidato da Lorenzo Tabarrini, ricercatore al Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell'Università di Bologna, il nuovo progetto ERC RaESETfides cercherà di dare risposta a uno dei misteri irrisolti della storia del Medioevo

Uno dei misteri irrisolti della storia del Medioevo riguarda il successo economico dell’Italia. Come hanno fatto città come Siena, Venezia, Genova, ma anche Milano e Roma, a diventare, nei decenni tra XII e XIII secolo, alcuni tra i poli economicamente più attivi di tutto l’Occidente latino?

A cercare una risposta è il nuovo progetto ERC RaESETfides, guidato da Lorenzo Tabarrini, ricercatore al Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna. Il progetto, finanziato dallo European Research Council con uno Starting Grant di oltre 1,2 milioni di euro, indagherà le cause del “boom economico” che ha trasformato l’Italia del primo Duecento.

“Fino all’ultimo terzo del XII secolo l’economia più avanzata nell’area del Mediterraneo è l’Egitto; in generale, sia il mondo arabo, sia quello greco-bizantino sono più ricchi e hanno strutture politico-amministrative più solide rispetto all’Occidente latino”, spiega Tabarrini. “Poi, in maniera piuttosto sorprendente, iniziano ad emergere tra le città italiane del centro-nord segnali sempre più forti di crescita; questi centri diventano, a partire dall’inizio del Duecento, punti di riferimento per il commercio internazionale”.

Quali sono le cause di questa trasformazione improvvisa? Per cercare di capirlo, il gruppo di ricerca si concentrerà sui legami tra lo sviluppo istituzionale e le trasformazioni dell’economia rurale di sette città italiane e della campagna circostante – Genova, Milano, Pisa, Roma, Siena, Venezia e Verona – tra 1100 e 1250.

“La proiezione marittima di città come Genova, Pisa e Venezia è ben nota, ma ha fatto passare in secondo piano lo studio delle strutture agrarie necessarie all’approvvigionamento alimentare dei loro abitanti; così come sappiamo poco del consolidamento del settore manifatturiero di Milano, che era già all’epoca una città di notevolissime dimensioni”, dice Tabarrini. “Poi ci sono i casi di Siena, che conserva un ricco patrimonio di documenti finanziari dell’amministrazione comunale, e quello di Roma, dove in questo periodo alcuni mercanti e banchieri riescono, grazie al loro ruolo di creditori del Papa, a compiere significativi investimenti nell’Agro romano”.

Tramite lo studio delle fonti archivistiche e la loro integrazione con quelle archeologiche, i ricercatori cercheranno di individuare i cambiamenti istituzionali ed economici che sono stati all’origine di uno sviluppo così impetuoso. Con una particolare attenzione alle strategie finanziarie, come le prime forme di deficit pubblico e le politiche di svalutazione della moneta.

“Sappiamo che in questi decenni c’è un controllo crescente delle politiche monetarie: si interviene sulla qualità della moneta per renderne meno costosa la produzione, mantenendone però invariato il valore nominale”, afferma Tabarrini. “Oltre a questo, vediamo un’organizzazione sempre più complessa e ramificata dei governi cittadini, una lenta reintroduzione della tassazione diretta e i primi esempi di deficit pubblico: prestiti a nome del Comune che vengono rinnovati con frequenza sempre maggiore e che permettono alle città di alimentare la loro crescita economica”.

L’ipotesi è che siano stati proprio questi cambiamenti istituzionali a favorire la grande crescita economica dell’Italia del centro-nord tra XII e XIII secolo. Per confermarla e scoprire i meccanismi e le dinamiche sottostanti, i ricercatori dovranno ora confrontarsi con gli archivi e con un ampio lavoro di studio e di analisi dei documenti.

 

















Ultime notizie