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Unimore impegnata a potenziare in maniera significativa la ricerca sull’autismo e sui disturbi del neurosviluppo

La disabilità intellettiva, il ritardo globale dello sviluppo, i disturbi del linguaggio e in particolar modo l’autismo, sono tutti disturbi del neurosviluppo che hanno assunto una crescente rilevanza sanitaria e sociale a causa dell’aumento esponenziale dei casi diagnosticati in bambini/e negli ultimi anni.

Anche per questo motivo l’impegno di Unimore in questo ambito è sempre crescente. È recente, ad esempio, l’acquisizione da parte del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze di Unimore, nel proprio corpo docente, del Prof. Antonio Persico, in qualità di Ordinario di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza.

Il Prof. Persico, noto a livello nazionale e internazionale nella ricerca sull’autismo, è stato nominato “Global Senior Leader per l’Italia” per il biennio 2021-2022 dalla International Society for Autism Research (INSAR) e figura nell’elenco dei ricercatori più produttivi a livello mondiale della rivista scientifica PlosONE, pubblicata da Public Library of Science.

L’obiettivo dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia è potenziare in maniera significativa la ricerca sull’autismo e sui disturbi del neurosviluppo, favorendo, grazie anche all’arrivo del Prof. Persico (foto), la sinergia tra gruppi di ricerca già operanti nell’Ateneo che si occupano di neurosviluppo a vari livelli: dai meccanismi cellulari al microbiota intestinale, dai fattori genetici agli agenti ambientali, dai modelli animali all’imaging cerebrale funzionale.

“Fondamentale sarà il contributo che il programma clinico darà alla ricerca – commenta il Prof. Michele Zoli, Direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze –  in quanto questa avrà una valenza spiccatamente traslazionale. Lo scopo ultimo è infatti l’identificazione nel singolo paziente delle cause genetiche e dei contributi ambientali all’origine del disturbo, la creazione di modelli animali per studiarne i meccanismi, la definizione di un pannello di biomarcatori diagnostici e prognostici affidabili e utili in ambito clinico, lo sviluppo di terapie personalizzate finalizzate a correggere le anomalie neurobiologiche presenti nel singolo paziente”.

Nello stesso ambito di ricerca è impegnata una giovane ricercatrice di Unimore, la Dott.ssa Antonietta Vilella, coordinatrice di un importante studio internazionale, che coinvolge gruppi di ricerca irlandesi, austriaci, portoghesi, scozzesi e tedeschi e che è stato da poco pubblicato sulla rivista Translation Psychiatry.

Lo studio dimostra come alterazioni nei livelli di zinco durante lo sviluppo prenatale inducano alterazioni molecolari e cellulari cerebrali quali la ridotta espressione di alcune proteine della densità postsinaptica e la conseguente instabilità sinaptica. Questo lavoro mostra inoltre come tali deficit neurobiologici siano associati ad alterazioni comportamentali tipiche dei disturbi dello spettro autistico, quali ad esempio iperattività, ridotta interazione sociale, perseverazione e stereotipie.

Unimore sta dunque portando avanti un lavoro corale che permetta di unire assistenza e ricerca di base, traslazionale e clinica ai massimi livelli, per ottenere ricadute positive a beneficio di quella parte di popolazione portatrice di disturbi del neurosviluppo e migliorarne la qualità della vita.

















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