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Il Natale dei commercianti di Modena e provincia, Confesercenti commenta i dati

Foto di Photo Mix da Pixabay

Meno regali sotto l’albero in questo Natale “ognuno a casa sua”. L’esito delle spese natalizie, come previsto, ha risentito delle limitazioni poste allo shopping – negozi e gallerie commerciali chiusi nei giorni cruciali per le vendite e bar e ristoranti chiusi per tutto il periodo – e soprattutto delle difficoltà economiche e delle preoccupazioni per il futuro causate dalla pandemia.

Dalla rilevazione di Confesercenti Modena, che ha intervistato oltre 70 piccole imprese del commercio della provincia, emerge che la tendenza 2020 è quella di indirizzarsi verso regali utili, con una decisa preferenza verso il cibo. Non a caso gran parte dei modenesi ha scelto quest’anno di regalare per le festività i prodotti alimentari tipici per imbandire le tavole di Natale e Capodanno e allietare le serate in casa, scegliendo tra le eccellenze gastronomiche nostrane: tortellini, zampone e aceto balsamico tradizionale di Modena in primis.

“Le nuove misure di restrizione per contenere la pandemia hanno colpito in un momento cruciale, e cioè tra Natale e capodanno, portando a un’ulteriore perdita di incassi  per negozi e pubblici esercizi cha si stima a livello nazionale sui 10 miliardi di euro: 3 miliardi circa in consumi tra bar e ristoranti e 7 miliardi in acquisto di beni e prodotti – sottolinea Marco Poggi, responsabile delle Politiche Associative Confesercenti Modenaqueste misure hanno portato  a rischio chiusura oltre 150 mila imprese in tutta Italia  (80 mila del commercio e 70mila del turismo) con una perdita di circa 450.000  di posti di lavoro. Il rischio concreto è che interi settori vengano sacrificati pur avendo già investito e adeguato le attività ai protocolli di sicurezza”.

A fronte di questo scenario precoccupante si continuano a enfatizzare le file dello shopping nei centri storici, ma non vengono evidenziate con altrattanta enfasi  le file delle persone che hanno perso il lavoro e si incolonnano per ottenere un pasto caldo nei centri del volontariato. I nuovi poveri che nel 2020 si sono presentati per la prima volta ai centri di ascolto Caritas sono passati dal 31% al 45%: significa che quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas non si era mai vista. Un tendenza che si riflette anche nei dati locali, in linea con quelli nazionali: da marzo a novembre 2020 gli accessi alle Caritas modenesi sono aumentati del 10,27%, con un incremento di 124 nuovi nuclei famigliari seguiti (da 1.207 a 1.331 nuclei, per un totale di 4.796 persone)*: “Fra i nuovi poveri nel Natale al tempo del Covid ci sono anche coloro che hanno perso il lavoro – attività costrette a chiudere e partite iva che hanno cessato l’attività – oltre a persone che non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid. Persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche”.

Il bilancio delle vendite di Natale di Confesercenti Modena: i dati
Confesercenti Modena è riuscita a scattare una fotografia della situazione vendite già questa mattina, subito dopo il lungo fine settimana di Natale, intervistando oltre 70 piccole imprese del commercio di tutta la provincia. Coinvolti i settori che di norma sono maggiormente interessati dalle vendite natalizie: alimentari, ristorazione, abbigliamento, profumeria, elettronica, giocattoli.
Come già sottolineato è stato un Natale anomalo, all’insegna della sobrietà, in cui i modenesi hanno puntato sul cibo e sulla tecnologia: nel settore alimentare e quello dell’elettronica, infatti, le vendite risultano stabili o addirittura in leggero rialzo rispetto allo scorso anno. A imporsi, dunque, è stato il desiderio di trattarsi bene a tavola, scegliendo tra le eccellenze gastronomiche nostrane, e la scelta di investire su pc portatili e tablet, utili per la didattica a distanza, ma anche su elettrodomestici di lunga durata come lavatrici, frigoriferi o dispositivi per rendere i televisori più “smart”: tendenze che indicano come la casa ora venga vissuta maggiormente.

A soffrire di più è il settore della ristorazione: ristoranti, pizzerie, bar sono stati fortemente penalizzati delle misure restrittive su giorni e orari di apertura e la flessione arriva al 60%; le strutture che sono state in grado di organizzarsi per l’asporto hanno ammortizzato leggermente le perdite, pur non arrivando a coprire i costi. Questa situazione si aggrava nei comuni dell’appennino, dove ha inciso la mancata riapertura degli impianti sciistici e dunque l’afflusso turistico: uno scenario che rimane tuttora incerto.

Un altro settore in forte calo (-30%) è quello dell’abbigliamento, dove però regge l’abbigliamento per bambini: i commercianti evidenziano che la contrazione delle vendite ha interessato soprattutto i capi più costosi (capi spalla, maglioni) e a questi ultimi si sono preferiti prodotti più economici come sciarpe e guanti. Tendenza simile, volta cioè al contenimento della spesa, si ritrova in profumeria (-20%) dove l’attenzione si è concentrata verso prodotti di fascia medio bassa (bagnoschiuma, deodoranti, piccole confezioni regalo sono stati preferiti ai profumi). Comportamento che si ripete quando si entra in gioielleria (-40%): all’oro e alle pietre più costose si preferiscono oggetti in argento e di bigiotteria, agli orologi di marchi esclusivi, proposte legate alle tendenze della moda caratterizzate da prezzi decisamente più accessibili.
Tra i negozi più penalizzati ci sono quelli all’interno delle gallerie commerciali, segnati da lunghi periodi di chiusura proprio nelle giornate clou dello shopping natalizio.
Da segnalare che, tra le attività in sofferenza, chi è riuscito a organizzarsi con strumenti digitali per la vendita ha retto meglio alle chiusure forzate, così come i negozi che sono stati in grado di attrezzarsi per le consegne a domicilio: servizi, questi, che hanno riscontrato l’apprezzamento dei clienti.

















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