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Il calo del PIL in Emilia-Romagna non sarà a due cifre

Nell’edizione di ottobre degli Scenari per le economie locali di Prometeia, analizzati dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna, l’attesa per il 2020 è di una caduta del prodotto interno lordo prossima alle due cifre (-9,9 per cento), ben superiore a quella del 2009. La ripresa sarà solo parziale nel 2021 (+7,1 per cento). La discesa del prodotto interno lordo italiano dovrebbe risultare del 9,6 per cento nel 2020, seguita da una crescita del 6,2 per cento nel 2021. Nel 2020 la recessione colpirà più duramente le regioni del nord, ma in Emilia-Romagna sarà più contenuta che in Lombardia, Toscana, Piemonte e Veneto.

La ripresa attesa per il 2021 riporterà l’Emilia-Romagna al secondo posto per crescita, a un passo dal Veneto.

Più duramente colpito dal Covid, l’andamento del Pil regionale si allontanerà da quello della Germania nel 2020 (-6,0 per cento), ma risulterà migliore rispetto a Francia e Spagna (-10,5 e -11,9 per cento rispettivamente). Nel 2020 il Pil mondiale dovrebbe ridursi del 5,9 per cento. In particolare, la flessione risulterà del 4,2 per cento negli Stati Uniti, dell’8 per cento nell’area dell’euro, mentre la crescita dovrebbe proseguire in Cina (+1,6 per cento ).

Nel 2020 si avrà una caduta degli investimenti (-12,9 per cento), delle esportazioni (-11,5 per cento), ma anche dei consumi (-11,8 per cento). Nel 2021 la ripresa sarà pronta per le esportazioni e gli investimenti, mentre sarà più lenta quella dei consumi.

I settori. Nel 2020 saranno il valore aggiunto dell’industria in primo luogo (-13,7 per cento) e quindi delle costruzioni (-11,3 per cento) che accuseranno il colpo più duro, ma anche nei servizi la recessione sarà pesante (-8,7 per cento). Nel 2021 la ripresa sarà solo parziale in tutti i settori, ma più pronta nell’industria (+13,6 per cento) e nelle costruzioni (+12,2 per cento), mentre nei servizi la reazione sarà relativamente più debole (+4,4 per cento).

Il mercato del lavoro. Nel 2020 gli effetti della pandemia condurranno a una sensibile riduzione delle forze lavoro (-1,4 per cento) e dell’occupazione (-2,1 per cento), per la fuoriuscita dal mercato di molti lavoratori, con un più contenuto aumento della disoccupazione (6,2 per cento). Nel 2021 l’occupazione non si riprenderà (+0,2 per cento) e aumenterà ulteriormente il tasso di disoccupazione (6,9 per cento), ai massimi dal 2016.

 

















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