“L’invito a stare in casa viene ribadito in tutti i modi e con tutti i mezzi in queste ore di emergenza nazionale. E’ un invito sacrosanto ed è l’unico mezzo vero che abbiamo a disposizione per arginare l’epidemia virale. Per permettere però alla maggioranza dei cittadini di stare in casa, di continuare a potere fare la spesa, di potersi curare e di poter avere i servizi minimi occorre che alcune categorie di lavoratori continuino e, anzi, intensifichino il loro impegno.
Pensiamo prima di tutto ai medici e agli operatori sanitari, ma pensiamo anche agli addetti dei negozi di alimentari o ai farmacisti. In questo contesto vi è una rete di lavoratori che garantisce quel servizio di approvvigionamento indispensabili perché chi deve lavorare possa farlo. Questi lavoratori sono gli autotrasportatori che consegnano le merci nelle farmacie, nei supermercati, che consegnano la spesa a casa a chi non non può uscire per nessun motivo. Ecco allora che paradossalmente proprio chi col suo lavoro mantiene quel minimo di normalità in un Paese sconvolto, viene in modo sibillino accusato di diffondere la malattia”.
A parlare è Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere, un raggruppamento di piccoli imprenditori del trasporto merci in conto terzi. “Sono accuse irresponsabili e frutto di una lunga e costante delegittimazione che la categoria degli autotrasportatori ha subito nel corso degli anni – prosegue la Franchini; lasciati in balia di una derogolamentazione che ha – in alcuni casi – minato la professionalità sull’altare di una concorrenza selvaggia. In questo contesto oggi molti autotrasportatori sono costretti a viaggiare senza dispositivi di protezione individuali minimi, a partire dalla mascherine. Una situazione di fronte alla quale, crediamo, il Ministro dei Trasporti De Micheli non può non prendere immediati provvedimenti. Il Governo ha più volte chiarito che in mancanza di sicurezza le aziende chiudono: in questo caso per il settore dell’autotrasporto questa condizione vale? ”