Nella giornata di ieri la Squadra Mobile della Questura di Reggio Emilia, ha eseguito un sequestro di numerosi beni, mobili ed immobili, riconducibili ad un noto imprenditore reggiano operante nel settore agroalimentare ed energetico. L’operazione trae origine anche dagli approfondimenti investigativi su denuncia anonima pervenuta in Questura, che segnalava una possibile attività di sfruttamento della prostituzione in un appartamento di via Regina Elena. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno permesso di individuare un passaporto, risultato falso, e di raccogliere delle dichiarazioni testimoniali.
Partendo dai dati investigativi acquisiti, è stata pazientemente ricostruita una rete di identità fittizie (create attraverso documenti identificativi ideologicamente falsi) riconducibili, tutte, a due persone: un insospettabile imprenditore reggiano ed una donna locataria di un appartamento a lui intestato. L’analisi dei conti correnti e delle società accese a nome delle identità inesistenti, ha fatto emergere un complesso meccanismo fraudolento mediante il quale società fantasma, esistenti solo sulla carta, ottenevano l’erogazione di oltre 135.000 euro di contributi per l’agricoltura dalle Regioni Emilia Romagna e Toscana. Con il medesimo meccanismo era già stata ottenuta l’erogazione di ulteriori 200.000 euro.
Nella giornata di ieri, quindi, la Squadra Mobile ha dato esecuzione al decreto disposto dal Gip presso il Tribunale di Reggio Emilia bloccando conti correnti e ponendo sotto sequestro terreni ubicati in provincia di Reggio Emilia e Siena, un appartamento, un mezzo agricolo, un motociclo e la somma di 135.000 euro indebitamente percepita (per la somma di denaro è stato disposto il sequestro per equivalente). Sono state oggetto di provvedimento ablativo anche le aziende intestate alle identità di comodo create dall’imprenditore.