214 giorni all’anno “lavorati” per pagare le tasse e i rimanenti 5 mesi utili per sostenere i consumi familiari. Sono un paio di dati che si ricavano dall’indagine di CNA Nazionale sulla tassazione nelle pmi italiane, un confronto incrociato tra 141 comuni italiani, denominata comune che vai, fisco che trovi. Sostanzialmente stabile la situazione di Modena, che si mantiene attorno al cinquantesimo posto di questa classifica, per la precisione al 56esimo, perdendo di sei euro la terza piazza in Emilia Romagna, a vantaggio di Ravenna.
I calcoli sono dell’Osservatorio permanente della Cna Nazionale sulla tassazione delle pmi, che ha realizzato una simulazione riferita a una impresa manifatturiera rappresentativa del tessuto economico italiano (nel caso specifico, un’azienda individuale con quattro operai e un impiegato, operante in un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati, con annesso negozio destinato alla vendita di 175 mtq e relativi macchinari e arredamenti, oltre che di un automezzo, ricavi per 431.000 euro e un reddito d’impresa di 50.000 euro).
Un’azienda di questo tipo, a Modena, nel 2019 avrà pagato a fine anno 28.237 di euro in tasse, il 58,6% del proprio reddito. Rimane stabile anche la suddivisione del peso fiscale, che per l’82,3% ha carattere nazionale, per il 6% regionale e per l’11,8% comunale.
Rispetto al 2018, la situazione fotografa un calo dell’imposizione totale dovuto essenzialmente alla diminuzione dei contributi IVS, ovvero i contributi previdenziali obbligatori che gravano sugli imprenditori. Imprenditori ai quali, a Modena, in base all’esempio, partendo da un reddito d’impresa di 50.000 euro, rimarrebbero 21.763 euro, vale a dire circa 1.814 euro al mese, senza tredicesime di sorta.
Tradotte queste cifre in termini “cronologici”, significa che l’impresa in oggetto quest’anno lavorerà per il fisco sino al 1 agosto – il tax free day degli imprenditori modenesi – cinque giorni in meno rispetto al 2018, con 214 giorni all’anno impegnati a pagare i tributi e 151 giorni i cui guadagni potranno essere destinati ai consumi familiari.
TAX FREE DAY: 1° AGOSTO
Insomma, una classifica che per la nostra città è senza infamia e senza lode, con un prelievo fiscale che si è ormai consolidato nel tempo. Infatti, numeri alla mano, negli ultimi otto anni le variazioni non sono state poi così ampie, se non per una evidente riduzione nella tassazione regionale avvenuta tra il 2014 ed il 2015.
Ciò dimostra come ci sia ancora tanto da fare per arrivare ad un fisco più equo e sostenibile per le piccole imprese. Tra i vari interventi, alcuni di questi sono di semplice applicazione (ad esempio, l’adeguamento dei valori catastali degli immobili a quelli di mercato, per rendere l’Imu coerente con questi ultimi, e la detrazione integrale dell’Imu stessa. E comunque, rimane il fatto che alcuni comuni emiliani appaiono ben più virtuosi di quello modenese, come accade nella vicina Reggio Emilia, dove il minor peso fiscale si concretizza in 634 euro in meno per i piccoli imprenditori di casa nostra.