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Dove ci sono le Case della salute, calano del 21% gli accessi in ‘codice bianco’ al Pronto soccorso

In Emilia-Romagna le Case della salute fanno bene al sistema sanitario regionale. I dati dei primi anni di funzionamento delle strutture sanitarie polifunzionali aperte su tutto il territorio, da Piacenza a Rimini, parlano chiaro: tra il 2009 e il 2016, dove c’è una Casa della salute, si sono ridotti del 21,1% gli accessi al Pronto soccorso per cause che non richiedevano un intervento urgente, i cosiddetti ‘codici bianchi’.
Percentuale che ha sfiorato addirittura il 30% quando il medico di medicina generale opera all’interno della Casa.

E calano contemporaneamente(-3,6%) i ricoveri ospedalieri per le patologie trattabili a livello ambulatoriale, come diabete, scompenso cardiaco, broncopneumopatia cronica ostruttiva, polmonite batterica.
Anche in questo caso l’effetto è ancora maggiore (-5,5%) se presente il medico di medicina generale. Non solo, perché nei territori serviti dalle Case della salute si è intensificata nel tempo (+5,5%) l’assistenza domiciliare al paziente, sia infermieristica che medica.

Lo rivela uno studio condotto dall’Agenzia Sanitaria e sociale della Regione Emilia-Romagna – presentato nei giorni scorsi in Commissione assembleare – che ha analizzato, per il periodo 2009-2016, l’impatto delle Case della salute sul sistema sanitario e sui cittadini residenti nei comuni dove erano state attivate.

L’indagine ha considerato le 64 strutture operative da almeno 9 mesi in Emilia-Romagna al 31 dicembre 2016, analizzandone i diversi requisiti strutturali e organizzativi: confermata la presenza, nella grande maggioranza delle strutture, delle funzioni classiche di accesso alle prestazioni sanitarie da parte dei cittadini, come punti di accoglienza e orientamento ai servizi e Uffici di relazione con il pubblico, con ampi orari di apertura e risorse specifiche dedicate.

Le Case della salute in Emilia-Romagna
Sul piano strettamente sanitario, nella maggior parte delle Case della salute sono state attivate le équipe multiprofessionali per la presa in carico dei pazienti, soprattutto nelle situazioni più complesse, e quasi ovunque sono state intraprese iniziative di prevenzione, promozione della salute e del benessere, anche in collaborazione con le associazioni di volontariato.

Presenti in quasi tutte le strutture esaminate anche gli ambulatori della cronicità, prevalentemente attivi con percorsi diagnostico-terapeutici su diabete e scompenso cardiaco.

Le Case della salute attualmente attive in Emilia-Romagna sono 110 (erano 42 nel 2011), così suddivise in base alle Aziende sanitarie di riferimento: l’Usl della Romagna neconta 37; Usl Parma 20; Usl Bologna 16; Usl Modena 12; Usl Reggio Emilia 11; Usl Ferrara 7; Usl Piacenza 7. Il bacino di utenza delle Case della salute funzionanti è pari a circa 2 milioni 300mila abitanti, il 52% della popolazione totale in Emilia-Romagna.

Come funzionano le Case della salute
In Emilia-Romagna il percorso di realizzazione delle Case della salute è stato avviato nel 2010. L’obiettivo era ed è quello di realizzare in modo omogeneo su tutto il territorio regionale strutture che possano essere un punto di riferimento certo per i cittadini, dove trovare risposta alla maggior parte dei bisogni, attraverso la garanzia dell’accesso e della presa in carico, in integrazione con i professionisti del sociale. Si qualificano come strutture facilmente riconoscibili e raggiungibili dalla popolazione di riferimento per l’ingresso, l’accoglienza e l’orientamento del cittadino.

Nel 2016 la Giunta ha approvato le nuove indicazioni regionali sulle Case della salute, che individuano strumenti organizzativi e assistenziali per migliorare l’integrazione e il coordinamento tra servizi sanitari (ospedale-territorio) e sociali; rafforzare la presa in carico della persona secondo il modello della medicina d’iniziativa e promuovere percorsi di prevenzione e cura multidisciplinari con la partecipazione della comunità.

Con i concetti di “casa” e “salute” si intende porre al centro la comunità, nelle sue varie forme: pazienti, caregiver, associazioni di pazienti e cittadini. Le Case della salute, pertanto, sono parte integrante dell’identità della collettività, un luogo di partecipazione e di valorizzazione di tutte le risorse del territorio: prova ne è il fatto che in più del 74% delle strutture attive vengono realizzate attività in collaborazione con le Associazioni di volontariato, che spesso hanno la propria sede nella Casa della salute stessa.

I professionisti coinvolti nelle Case della salute
Sono 1.410 i medici di Medicina generale che operano nel territorio di riferimento delle Case della Salute, di cui oltre 600 a tempo pieno all’interno delle strutture. Per quanto riguarda i Pediatri di libera scelta, sono 260 a lavorare nel territorio di riferimento, di cui 67 all’interno delle Case della Salute. Queste strutture, inoltre, possono contare su circa 450 infermieri, circa 100 ostetriche, oltre 100 assistenti sociali, a cui vanno aggiunti molti altri professionisti, come tecnici della riabilitazione, amministrativi, personale sanitario non medico e altro personale sanitario e tecnico. Le branche specialistiche prevalenti sono quelle previste nell’ambito dei percorsi assistenziali: cardiologia, oculistica, diabetologia.

















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