mercoledì, 11 Dicembre 2024
16.1 C
Comune di Sassuolo
HomeLavoroFlai Cgil ER: la “manovra del popolo” non è amica dei lavoratori...





Flai Cgil ER: la “manovra del popolo” non è amica dei lavoratori agricoli

Appena insediatosi alcuni esponenti del governo del cambiamento, fra questi Salvini e il Ministro dell’agricoltura Centinaio, dichiararono che la Legge 199/16 (legge che contrasta il caporalato e l’intermediazione illegale di manodopera) doveva essere cambiata perché troppo complicata per gli imprenditori agricoli.

Dopo pochi mesi, con il così detto “Decreto Dignità”, il “governo del cambiamento” reintroduce i voucher in agricoltura, decontrattualizzando ancor di più un settore che ha già tutti i dispositivi contrattuali per far fronte alle necessità stagionali dell’agricoltura e, allo stesso tempo, toglie diritti ai lavoratori e alle lavoratrici del settore.

Oggi arriva la “manovra del popolo” e leggiamo che verrà prorogato a gennaio 2020 la data entro la quale deve essere adattato il sistema “Uniemens” al settore agricolo. Uniemens è il sistema di inoltro delle denunce mensili relative ai lavoratori dipendenti che, la Legge 199/16, aveva allargato anche alle imprese agricole. Un sistema che doveva mettere nelle stesse condizioni tutte le imprese di tutti i settori, in sistema che poteva prevenire le irregolarità nel settore agricolo, come quelle del caporalato.

Grazie al “governo del cambiamento”, le imprese agricole, potranno continuare a dichiarare le giornate lavorate dai suoi dipendenti con oltre quattro mesi di ritardo e, in determinate situazioni anche oltre, rendendo ancor di più complicate le azioni di controllo e contrasto del lavoro nero e del caporalato in agricoltura.

Anche con la trasparenza del mercato del lavoro agricolo si contrasta il caporalato, l’aver rimandato l’introduzione dell’Uniemens fa pensare che, anche al governo del cambiamento, non interessa cambiare nulla in un settore dove lavorano oltre un milione di lavoratori e lavoratrici; nella nostra Regione oltre 90.000, di cui quasi il 50% con meno di cinquanta giornate lavorate all’anno.

















Ultime notizie