L’Italia investe in infrastrutture meno della media Ue (lo spread negativo nel 2018 è di 17,1 miliardi di euro), il gap infrastrutturale delle regioni italiane a maggior vocazione manifatturiera (tra cui l’Emilia-Romagna) rispetto alle corrispettive tedesche è del 20,6%, il tutto mentre al valico del Brennero (il passaggio più trafficato dell’export made in Italy e il naturale sbocco di buona parte dell’export di casa nostra) ogni secondo transita merce per 2.738 euro. Lo evidenzia una ricerca dell’ufficio studi nazionale di Lapam Confartigianato.
Insomma, l’export manifatturiero italiano e modenese tiene a fronte di condizioni oggettivamente sfavorevoli anche per infrastrutture non sempre all’altezza. Eppure i numeri dicono anche che un rilancio del sistema delle infrastrutture in Italia (e in regione tra Cispadana, Bretella e Passante di Bologna non mancano opere determinanti da accantierare) darebbe un grande impulso al sistema economico e all’occupazione anche nelle piccole imprese.
A Modena, infatti, sono 16.282 le piccole imprese (con meno di 50 addetti) interessate allo sviluppo delle infrastrutture: 7.200 operano nel manifatturiero, 7.134 nelle costruzioni, 3.616 in trasporti, magazzinaggio e logistica. Il totale delle piccole imprese interessate allo sviluppo delle infrastrutture rappresentano il 27,8% di tutte le imprese modenesi e danno lavoro, complessivamente, a 67.543 persone tra manifatturiero (44.154), costruzioni (16.857) e trasporti e logistica (10.894).
A Reggio Emilia sono invece 13.212 le imprese con meno di 50 addetti interessate allo sviluppo delle infrastrutture: 5.194 nel manifatturiero, 6.763 nelle costruzioni, 2.378 in trasporti, magazzinaggio e logistica. Le piccole imprese interessate sono il 31,8% sul totale delle imprese reggiane (al terzo posto in Italia in questa particolare classifica). Queste danno lavoro a 49.279 persone tra manifatturiero (32.508), costruzioni (12.660) e trasporti e logistica (7.436).
“Investire nelle infrastrutture, anche in quelle digitali, è determinante per mantenere e accrescere la competitività delle nostre imprese – sottolinea Lapam -. I dati del nostro ufficio studi nazionale dimostrano che sono migliaia le imprese di piccole dimensioni che potrebbero crescere grazie a investimenti mirati senza contare tutte le altre imprese che trarrebbero giovamento in termini di export e di vantaggi indiretti. E’ tempo, come abbiamo detto a Milano, di dire sì alle opere che servono al Paese”.