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Metalmeccanici: crescono iscritti Fim Cisl Emilia Centrale

Aumentano gli iscritti della Fim Cisl Emilia Centrale, il sindacato dei metalmeccanici che tra Modena e Reggio Emilia associa 5.500 lavoratori (il 3% in più rispetto a un anno fa, il 10% in più sul 2016). Le tute blu Cisl hanno 114 delegati e sono presenti in 129 aziende modenesi. «Stiamo crescendo in termini di autorevolezza e credibilità – commenta il segretario generale della Fim Cisl Emilia Centrale Giorgio Uriti – Rappresentiamo e tuteliamo lavoratori di tutte le di età e nazionalità, con diversi tipi di contratto. A breve organizzeremo assemblee sulla lettura delle buste paga, sul funzionamento dei fondi pensione e sulla formazione dei nostri delegati».

Oggi la Fim ha riunito il proprio consiglio generale per analizzare la situazione economico-politico-sindacale locale e nazionale. Preoccupa l’andamento dei fondi pensione, penalizzato dallo spread. «Quando lo spread sale, il costo del denaro aumenta e ogni investimento, compresi i fondi pensione, in questo caso dei metalmeccanici, perde valore – ha detto Uriti – Consigliamo ai lavoratori di tenere i soldi nei fondi pensione, salvo necessità, anche perché da quest’anno le aziende ci aggiungono il 2% come accantonamento».

La Fim chiede al governo di rilanciare consumi, investimenti, politiche infrastrutturali, industriali ed energetiche, ma soprattutto chiede di modificare le politiche sul lavoro.~

«Siamo contrari alla mancata defiscalizzazione dei contributi per la formazione dei lavoratori per l’Industria 4.0, che finora ha garantito una crescita delle competenze necessarie alle imprese metalmeccaniche del nostro Paese – ha aggiunto Michele Zanocco, segretario nazionale Fim Cisl – Non ci piacciono le norme del “decreto dignità” sui contratti a temine. Decidere di intervenire esclusivamente sulla riduzione dei tempi e sulle causali, senza sostenere parallelamente le assunzioni a tempo indeterminato, ha generato incertezza nelle imprese e fatto perdere 58 mila posti di lavoro, non rinnovati alla scadenza. Anche “quota 100” nasconde insidie, perché chi andrà in pensione vedrà una riduzione consistente dell’assegno erogato.
Inoltre l’idea che i lavoratori che andranno in pensione possano essere sostituiti da giovani in rapporto uno a uno non è mai stata dimostrata dalla storia. I posti di lavoro lasciati liberi dai pensionati – ha concluso il segretario nazionale Fim – non costruiranno altrettante opportunità per chi è disoccupato».

















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