La Regione Emilia-Romagna ha attivato le procedure per la richiesta dello stato di emergenza nazionale per la crisi idrica che ha colpito il territorio. Domani, 9 giugno, è convocato a Bologna un incontro con i soggetti interessati per raccogliere tutte le informazioni utili a motivare adeguatamente l’istanza da presentare al Dipartimento nazionale di protezione civile. Coordinati dalla Regione, parteciperanno alla riunione l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione Civile, Atersir, Arpae, Anbi (Associazione nazionale bonifiche) e Cer (Canale emiliano-romagnolo).
Il tema siccità è già stato affrontato lo scorso 29 maggio nell’ambito dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del distretto idrografico del fiume Po, ma la Regione Emilia-Romagna – unica interessata dalla criticità – ha deciso di chiedere autonomamente lo stato di emergenza, anche per giungere il prima possibile al suo riconoscimento. Se autorizzato dal Governo, permetterà di mettere in campo misure straordinarie per affrontare la situazione che sta interessando in particolare i settori agricolo e potabile.
Le scarse precipitazioni cumulate da ottobre 2016 ad oggi hanno inciso sulla ricarica delle riserve idriche, sia degli invasi superficiali che nelle falde. I deficit maggiori si riscontrano nelle province di Piacenza e Parma dove, fino allo scorso maggio, le piogge cumulate risultano inferiori del 40-50% rispetto a quelle attese (ossia tra 200 e 300 mm in meno). Consistenti, ma meno intense, le carenze idriche nella parte centro-orientale del territorio dove si riscontrano deficit percentuali tra 20 e 40% (reggiano, modenese e gran parte della Romagna) e inferiori al 20% (ferrarese, bolognese e aree limitrofe del ravennate). Solo la costa risulta esclusa dalla situazione di difficoltà.