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Refezione scolastica, il Comune di Bologna chiede incontro urgente al gestore Ribò sui disagi del 10 marzo

Il Comune di Bologna incontrerà a breve Ribò, gestore del servizio di refezione scolastica, per avere “chiarimenti urgenti sui tempi di comunicazione” dell’assemblea sindacale di venerdì scorso, 10 marzo, in seguito alla quale è stato fornito da due centri pasti su tre (Casteldebole ed Erbosa) un pasto di emergenza che già il giorno prima dell’assemblea, in una lettera inviata a Ribò, il Comune aveva definito una soluzione “inadeguata”.

La richiesta di incontro urgente è formalizzata in una lettera partita oggi dall’area Educazione, istruzione e nuove generazioni. In particolare, il chiarimento richiesto riguarda i tempi con i quali Ribò ha comunicato al Comune la notizia dell’assemblea sindacale (programmata dalle 9 alle 10.30 del 10 marzo), e cioè la mattina di giovedì 9 marzo, meno di 24 ore prima.

Ai sensi dell’articolo A19 del contratto di servizio, in caso di sciopero o assemblee sindacali dei propri dipendenti, il gestore deve dare avviso scritto all’amministrazione con un anticipo di almeno cinque giorni, a meno che il gestore stesso non ne sia informato in tempi più brevi, nel rispetto delle disposizioni contrattuali e normative vigenti in materia. Dunque la comunicazione arrivata al Comune il 9 mattina, ovvero il giorno prima dell’assemblea sindacale, può essere motivata unicamente da una comunicazione delle organizzazioni sindacali al gestore nelle ore immediatamente precedenti. “Se così non fosse – prosegue il Comune nella lettera a Ribò – è evidente che saremmo di fronte a un fatto grave e dunque a un inadempimento contrattuale, aggravato dalla situazione per cui, come vi è noto per le numerose interlocuzioni avvenute nella mattinata del 9 marzo, i limitati tempi a disposizione non hanno consentito di valutare una fornitura alternativa alla pasta che non fossero semplicemente dei crackers”. La situazione che si è venuta a determinare “a causa della oggettiva inadeguatezza del pasto fornito”, impone al Comune “di dare riscontro agli utenti” sulla quantificazione della tariffa della refezione del 10 marzo e di “valutare l’esistenza di eventuali responsabilità derivanti dal mancato rispetto dei necessari preavvisi”, così come previsto dal contratto di servizio.

 
















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