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Spesometro, Lapam Confartigianato: “Zero burocrazia? Magari…”

“L’obiettivo ‘zero burocrazia’ per le imprese italiane è lontanissimo. In più lo Stato continua a gravare sugli imprenditori con nuovi adempimenti. Francamente non ci siamo proprio”. Lapam Confartigianato commenta così l’introduzione, senza modifiche sostanziali, del cosiddetto ‘spesometro’. Di cosa si tratta? Semplice a dirlo, ma complicato e costoso a farlo: in pratica ogni impresa dovrà inviare in via telematica ogni tre mesi all’amministrazione finanziaria sia le fatture che la liquidazione Iva. Nel 2017 l’invio delle fatture è semestrale, mentre la liquidazione Iva sarà da inviare trimestralmente, mentre la proposta di Confartigianato Lapam era di passare a un invio annuale. La crisi di Governo, e la conseguente approvazione della legge di Bilancio senza modifiche, ha vanificato questa proposta.

“Come associazione – riprende Lapam – siamo a constatare per l’ennesima volta come non ci si faccia scrupolo a caricare sulle già malandate spalle delle micro, piccole e medie imprese nuovi e gravosi adempimenti, che non fanno altro che far lievitare i costi amministrativi senza portare benefici apprezzabili

Infatti, non va dimenticato che in un’indagine condotta dall’Ufficio studi di Confartigianato Lapam, con lo scopo di analizzare gli effetti del peso degli adempimenti amministrativi all’interno delle aziende italiane, ha posto in evidenza come i costi legati alla burocrazia comportino una spesa annua di 14.920 milioni di euro. Un sistema a ‘burocrazia zero’, permetterebbe alle imprese di aumentare la produttività del 2,3%.

Siamo assolutamente conviti – conclude Lapam Confartigianato – che sul versante degli adempimenti, nonché in quello dei rapporti fisco contribuente, occorra un serio ripensamento delle politiche governative, mettendo al primo posto un processo di semplificazione vera ed autentica, che passi principalmente attraverso un consistente riduzione del peso burocratico. Lasciate dunque che le imprese si concentrino sui propri business e non debbano impiegare il proprio tempo a soddisfare l’ingordigia di dati ed informazioni, dati che, oltretutto, restano spesso inutilizzati”.

















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