È stato Alberto Vacchi, patron di Ima, il protagonista dell’ultimo appuntamento per il ciclo «Incontro con l’imprenditore» promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Modena.
A intervistare l’imprenditore bolognese sono stati Marco Arletti, presidente dei Giovani industriali modenesi assieme ai vicepresidenti, Fabio Poli, Giorgio Bellucci e Luca Panini.
Davanti a una platea di giovani, l’industriale ha ripercorso le tappe salienti del suo successo imprenditoriale. Ima spa è oggi leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari, tè e caffe. Un colosso, quotato in Borsa dal 1995, presente in tutto il mondo con 38 stabilimenti, in cui lavorano più di 5000 dipendenti e che ha chiuso il 2015 con un fatturato di 1.109,5 milioni di euro e una quota export pari al 90 per cento.
Entrato quasi per caso in azienda, «mi sono laureato in giurisprudenza, volevo fare l’avvocato», Alberto Vacchi ha vissuto da subito quel passaggio generazionale che l’ha portato nel 1996 a diventare amministratore delegato del Gruppo e, successivamente, nel 2007 a ricoprire la carica di presidente.
E proprio la quotazione in borsa dell’azienda nel 1996 è stata «la svolta fondamentale che ha cambiato i connotati del Gruppo, dando l’impulso a quello sviluppo che ci ha permesso di crescere costantemente in questi vent’anni e di raggiungere importanti obiettivi».
«Una scelta», ha sottolineato Vacchi, «che rifarei altre cento volte, perché l’apertura al capitale terzo è la molla che ci ha consentito di fare il salto dimensionale indispensabile per poter essere competitivi su un mercato globale».
E che l’internazionalizzazione sia una delle chiavi di volta del successo del Gruppo bolognese ne è profondamente convinto il presidente: «Oggi Ima è la realtà internazionale che tutti conoscono, perché fin dall’inizio abbiamo deciso di investire in tutti le più importanti aree del mondo».
Oggi, la presenza capillare sui mercati internazionale consenta al Gruppo di non subire passivamente i trend negativi che stanno affrontando alcuni Paesi.
Ma l’internazionalizzazione non è l’unico elemento che ha decretato il successo del Gruppo; il rapporto con il territorio è stato fondamentale.
«Una realtà come la nostra», ha sottolineato il presidente di Ima, «vive cresce e prospera solo se riesce a costruire con il contesto territoriale, in questo caso i fornitori, un rapporto particolare; negli anni, lo sviluppo dell’azienda è andato di pari passo con quello delle filiere collaterali».
Territorio inteso però non solo come filiera di fornitori, ma anche come area geografica strategica.
«L’asse della via Emilia ha pochi eguali nel mondo per il settore manifatturiero; la fucina di idee, la capacità innovativa che esiste in questa area è molto forte e paragonabile a poche altre zone nel mondo».
Un modello imprenditoriale ad altissimo valore aggiunto che oggi, grazie all’industria 4.0, potrà fare un ulteriore e decisivo salto qualitativo.
«Una rivoluzione digitale», avverte il presidente di Unindustria Bologna «non priva di importanti impatti a livello organizzativo e sociale, che devono essere compresi e gestiti, senza però diventare un freno all’inevitabile percorso di crescita e sviluppo del Paese».
«Crescita e sviluppo», conclude Alberto Vacchi, «che non devono mai prescindere da quei valori di etica e responsabilità sociale d’impresa ben radicati nel modello imprenditoriale emiliano, che si caratterizza per la peculiare capacità di saper coniugare valori e interessi diversi».