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Distretto modenese lavorazione carni: Cgil mette in campo il “Progetto Carni”

giorgiobenincasa“La Cgil rafforza la propria presenza nel distretto modenese della lavorazione carni, con un investimento non banale, per migliorare la rappresentanza e creare un rapporto più stretto e diretto con i bisogni dei lavoratori nel settore degli appalti”, così Tania Scacchetti, segretaria Cgil Modena, ha presentato stamattina in conferenza stampa il “Progetto Distretto Lavorazioni Carni” della Cgil modenese e regionale.
Un progetto finalizzato appunto a fronteggiare quella che “è ormai una situazione intollerabile nel settore degli appalti, in termini di sfruttamento dei lavoratori, di non applicazione dei contratti di riferimento, presenza di appalti non genuini, proliferare di cooperative spurie che chiudono e aprono dalla mattina alla sera, rischi di infiltrazioni malavitose negli appalti e di frodi alimentari”.
“Un sistema quello degli appalti nel distretto modenese delle carni che rischia di pregiudicare lo sviluppo sostenibile di qualità, oltre che inaccettabile da un punto di vista etico” hanno ribadito in diversi interventi i sindacalisti presenti in conferenza stampa, oltre a Tania Scacchetti, Giorgio Benincasa (Cgil Vignola), Antonio Puzzello (Flai/Cgil), Giulia Grandi (Filt/Cgil), Antonio Mattioli (Cgil ER), Manuela Gozzi (segreteria Cgil Modena), Diego Capponi e Viktoria Kiss delegati Progetto Carni Cgil (in foto).
Proprio Capponi e Kiss sono i due delegati aggiuntivi alla struttura della Cgil del distretto di Vignola (che coordina il progetto), che avranno il compito di potenziare l’attività che già la Cgil di zona, insieme alle categorie interessate Flai (agroindustria) e Filt (facchinaggio-trasporto-logistica), ha messo in campo da diversi anni: ovvero dare maggiori tutele ai lavoratori degli appalti che sono in condizione di maggiore debolezza e di forte ricattabilità da parte delle imprese.

Il distretto vignolese della lavorazione carni conta infatti circa 250 aziende e 5.000 addetti, di cui 1.500 negli appalti. Un sistema dunque molto diffuso “a cui le imprese ricorrono – spiegano i sindacalisti – non per la ricerca di specializzazioni e competenze distintive, ma principalmente per la riduzione dei costi e l’altissima flessibilità richiesta ai lavoratori, imponendo ritmi intensi e condizioni di lavoro molto pesanti”.
“Spesso – è stato precisato – si appaltano in modo irregolare fasi stesse della lavorazione della materia prima, si ricorre ad escamotage che consentono elusioni fiscali e contributive, non viene applicato il contratto di riferimento o si ricorre ad applicazioni contrattuali incoerenti, all’utilizzo smodato della voce “trasferte Italia” per la retribuzione del lavoratore.

Il “Progetto Carni” Cgil mira a creare inclusività attraverso la figura del delegato di sito per unificare e rappresentare le condizioni di tutti i lavoratori, indipendentemente se sono dipendenti diretti dell’azienda committente, o dipendenti delle aziende appaltatrici o lavoratori somministrati da agenzie, ricomponendo in questo modo la rappresentanza del mondo del lavoro diviso e frammentato.
Questo progetto recupera molti punti già presenti nell’azione quotidiana delle categorie Flai e Filt con l’intento di far rispettare regole minime di legalità, il rispetto di leggi e contratti di settore, la clausola sociale a garanzia del mantenimento del posto di lavoro con il cambio appalto, la responsabilità in solido dell’azienda committente per i crediti vantati dai lavoratori degli appalti.

L’impegno della Cgil è dunque quelle di aumentare la presenza dei funzionari sindacali presso la sede di Castelnuovo Rangone, di attivarsi con postazioni mobili per raggiungere i lavoratori direttamente sul posto di lavoro, per sostenerli sia nelle vertenze individuali che collettive, e per creare una regia comune e condivisa con i lavoratori nelle varie vertenze e nelle iniziative di lotte che si rende necessario mettere in campo.

L’azione sindacale è poi rivolta anche al coinvolgimento di istituzioni, sindaci, consigli comunali e forze politiche, alla ripresa del tavolo provinciale delle carni e all’attivazione di un tavolo regionale, per arrivare alla sensibilizzazione più generale dell’opinione pubblica e della cittadinanza, perché non può essere un problema solo della Cgil se esiste un sistema di appalti che sfrutta i lavoratori, crea illegalità diffusa, fa concorrenza sleale alle imprese sane.
“Una produzione di qualità non può reggersi su un sistema degli appalti così degenerato” hanno spiegato i sindacalisti.
E’ proprio per ribadire che rispetto dei diritti e dignità dei lavoratori devono andare di pari passo con qualità delle produzioni e rispetto della legalità, che la Cgil ha messo in campo, unitariamente insieme a Cisl Uil, una grande manifestazione regionale il prossimo 22 ottobre a Piacenza, luogo simbolo dove alcune settimane fa è morto proprio un lavoratore degli appalti investito da un camion mentre manifestava davanti all’azienda per i propri diritti.
Con questa manifestazione, che si preannuncia ad alta partecipazione di lavoratori e sindacati, si vuole anche mandare un messaggio chiaro affinché si approvi celermente il Testo Unico legalità e appalti da parte del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Testo Unico che deve dare appunto attuazione ad uno dei punti qualificanti del Patto regionale per il Lavoro firmato a luglio 2015 da tutte le associazioni datoriali e sindacali, e da numerose realtà associative e istituzionali, ma che sta trovando un atteggiamento ostativo proprio da Confindustria a cominciare dal rispetto della clausola sociale sugli appalti per le imprese private.

















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