Un accordo di programma per il salvataggio della Western Atlas di Ravenna. È questa la proposta messa in campo questa mattina da sindacati e istituzioni durante il tavolo di crisi convocato a Roma presso il Mise per affrontare la situazione sia dello stabilimento ravennate sia di quello della sua controllante, la Beker Hughes di Pescara. La Western Atlas di Ravenna, azienda storica che opera nel settore petrolifero on shore e off shore, è stata acquisita alla fine degli anni ’90 dalla multinazionale Baker Hughes, mantenendo nome e ragione sociale. A oggi i lavoratori impegnati nello stabilimento ravennate sono circa una cinquantina.
All’incontro ministeriale sono intervenuti le Regioni interessate (Abruzzo ed Emilia-Romagna), il Comune di Ravenna, le aziende (la Beker Hughes di Pescara e la controllata la Western Atlas di Ravenna), le organizzazioni sindacali di categoria territoriali Filctem Femca e Uiltec nonché rappresentanti dei lavoratori.
Le istituzioni e i sindacati hanno chiesto di ritirare la procedura di mobilità aperta dall’azienda in previsione di una chiusura degli stabilimenti. Inoltre, Ministero e Regione Emilia-Romagna hanno proposto alla proprietà – che ha confermato di voler rimanere in Italia – di impegnarsi in un’ipotesi di ‘accordo di programma’ per sostenere la permanenza e lo sviluppo dell’azienda in questo settore. L’adesione, o meno, dell’azienda a questa ipotesi arriverà il prossimo 4 novembre, quando è stato convocato un altro incontro al ministero.
“Per la Regione- ha detto l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi- è condizione necessaria e vincolante alla realizzazione di ‘accordo di programma’ la permanenza attiva del sito di Ravenna. Confermiamo che per noi è una priorità tutelare il grande patrimonio di professionalità, tecnologia e specializzazione nonché dell’occupazione, rilanciando i poli petrolchimici emiliano romagnoli. È necessario continuare a investire in processi di innovazione e ricerca”.
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